Operata da sveglia per un tumore al cervello mentre allatta il figlio: «Io, mamma e paziente». Il dottor Trignani: «Così le emozioni possono curare»

Intervento di neurochirurgia nell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche per una donna maceratese

Operata da sveglia per un tumore al cervello mentre allatta il figlio
Operata da sveglia per un tumore al cervello mentre allatta il figlio
di Michele Rocchetti
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 16:58

ANCONA - Torna ad allattare il figlio subito dopo essere stata operata al cervello. Nuovo eccezionale intervento effettuato alla Divisione di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche. Ieri mattina un’equipe multidisciplinare guidata dal dottor Roberto Trignani, responsabile della Sosd, ha proceduto all’asportazione di un glioma dalla testa di una giovane mamma della provincia di Macerata, tramite la metodologia in awake surgery, ovvero da sveglio, che ha consentito alla paziente di tornare dal figlio appena terminata l’operazione. 


Il racconto 


«Nell’ultimo mese di gestazione - racconta Trignani - la paziente ha presentato un episodio epilettico che ha portato alla diagnosi di un tumore cerebrale.

Siccome la lesione era localizzata nel lobo frontale sinistro, che controlla la parola e la motilità della parte destra del corpo, si è deciso di utilizzare il metodo awake allo scopo di preservare queste funzioni».

Come funziona l'intervento

La metodologia, che consiste nella sola anestetizzazione della cute dello scalpo, unico strato della testa dove si prova la sensazione di dolore, in quanto nel cervello non ci sono recettori, viene solitamente utilizzata in casi di questo genere in quanto le risposte restituite dal paziente sveglio permettono di controllare in tempo reale che il chirurgo non danneggi le zone funzionali. 


L’empowerment


«Sono tecniche che rientrano all’interno del concetto di empowerment del paziente - spiega Trignani - con cui il soggetto, attraverso le sue emozioni, le sue energie fisiche e mentali, assume un ruolo attivo nella cura di se stesso». Ma in questo caso c’era anche un altro motivo per utilizzare il metodo in awake. La paziente aveva dato alla luce appena due mesi fa un bambino e se l’intervento fosse stato in anestesia totale non avrebbe potuto continuare ad allattare il figlio, in quanto c’era la possibilità che alcuni dei farmaci utilizzati passassero nel latte. Inoltre, è stato possibile normalizzare la fase dell’intervento all’interno di un così particolare momento della vita della paziente. Il neonato, infatti, è potuto stare insieme alla mamma durante la fase del ricovero e accompagnarla fino in sala preoperatoria.

Tre ore di intervento e intelligenza artificiale

Una volta terminato l’intervento, durato 3 ore e condotto dal dottor Trignani con un team composto dai neurochirurghi Stefano Vecchioni e Michele Luzi, dal neuroanestesista Edoardo Barboni e dalla neuropsicologa Silvia Bonifazi, la donna ha potuto riabbracciare suo figlio. «Sono serena - le sue parole - e felice di essere stata accolta in una famiglia allargata in cui mi sono sentita mamma e paziente allo stesso tempo». Sono circa 40 gli interventi in awake effettuati ogni anno dall’unità operativa del dottor Trignani, che opera circa 400 pazienti all’anno, di cui 70-80 pediatrici. Tra le tecnologie utilizzate ci sono navigatori, aspiratori a ultrasuoni e persino visori per la realtà virtuale. «Ora – fa sapere Trignani – stiamo cominciando a valutare anche l’applicazione di sistemi di intelligenza artificiale sia durante l’intervento sia dopo la dimissione. Ma la tecnologia, anche la più evoluta, rimarrà sempre al servizio dell’uomo. Le procedure in awake hanno proprio questa caratteristica: è l’uomo che guida la tecnica ad esprimere il suo potenziale curativo».
 

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