ANCONA - Pandemia e rincari energetici hanno e stanno assestando duri colpi. Ora anche i venti di guerra a incidere pesantemente sui prezzi per gli approvvigionamenti di mais e soia. A cui fa da contraltare la discesa dei prezzi di vendita delle carni macellate.
Maggiori spese, minori ricavi. «È sempre più dura resistere e andare avanti» affermano gli allevatori marchigiani. Centinaia di aziende che seguono in tempo reale l’evolvesi della situazione, con un occhio ora anche a quel che succede a Est.
«La guerra tra Russia e Ucraina ci preoccupa molto perché si aggiunge ad una situazione peggiorata nel tempo tra sanzioni e crisi pandemica» afferma Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche.
I rischi
«A rischio ci sono l’export – aggiunge la presidente – e tutto ciò che riguarda l’energia e i mezzi tecnici con rincari che colpiscono tutti i settori: il florovivaismo con gli aumenti di carta e plastica del packaging e del riscaldamento per le serre, la zootecnia per l’acquisto delle granaglie per i mangimi, la pesca per l’aumento del gasolio con molti pescherecci che preferiscono non uscire per non lavorare in perdita. Come Coldiretti la risposta più immediata che possiamo dare è chiedere di sbloccare velocemente le risorse nazionali ed europee per fornire subito liquidità alle imprese».
I prezzi
L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili.
«Nel lungo periodo – conclude la presidente Gardoni – dobbiamo rivedere le politiche energetiche del Paese e in questo l’agricoltura può fare la sua parte: oltre ai tetti dei fabbricati per ospitare i pannelli fotovoltaici è possibile arrivare, attraverso l’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti, alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano, generando così un ciclo virtuoso di gestione delle risorse».
A rincari fa da contraltare la discesa dei prezzi nella vendita della carne: -30% per gli animali piccoli, -15-20% per quelli grandi. «La somma di fattori negativi ci sta massacrando» sospira Valentina Pacioni che con Arianna, Ramona e Gloria Pacioni porta avanti la Società Agricola Pacioni di Passo Sant’Angelo nel maceratese.
«Riusciamo a contenere l’aumento dei prezzi dei mangimi perchè seminiamo e raccogliamo quello di cui abbiamo bisogno - afferma Valentina Pacioni - mentre i rincari energetici si stanno facendo sentire. La filiera della trasformazione della carne è corta perche facciamo tutto noi e una parte viene destinato al nostro punto vendita. Ma il resto è sottoposto alle oscillazioni del mercato e ora i prezzi sono in ribasso».
Aziende esposte inoltre ai grandi scossoni internazionali. «La siccità che ha colpito il Brasile potrebbe comportare un calo delle produzioni mondiali di cereali per la zootecnia e quindi ulteriori costi - afferma l’imprenditrice - Noi dobbiamo continuare a garantire un prodotto il più possibile locale sperando che la situazione si stabilizzi quanto prima».