MACERATA - «Andare avanti a pane e acqua» potrebbe non essere più sinonimo di ristrettezza economica e risparmio. La crisi tra Russia e Ucraina, infatti, fa schizzare alle stelle i prezzi del grano per il pane e del mais per l’alimentazione animale. Aumenti prossimi al 5% solo nell’ultima settimana, ma che potrebbero continuare a causa delle forti tensioni tra due i stati leader nella produzione e nell’export di cereali.
Questa la preoccupazione degli imprenditori del settore agroalimentare, a cui si somma il problema dei pesanti rincari sui costi delle utenze: il comparto rischia un pesante contraccolpo anche a livello locale.
Da qui le misure pensate da Coldiretti in collaborazione con la Regione: «Il settore che registra le maggiori sofferenze è quello dell’allevamento dei bovini da latte – precisa Fucili – . Per questo abbiamo sollecitato la Regione, che sta lavorando a un bando da 350mila euro per supportare questo comparto. Le difficoltà per il settore primario nelle Marche potrebbero essere leggermente più blande rispetto al livello nazionale – conclude –: il nostro è un mercato più orientato alla produzione di nicchia e con un valore aggiunto maggiore. Occorre continuare a spingere su questo tipo di produzioni, che aumentano la competitività dei nostri prodotti». Nella difficoltà del momento c’è chi vede un’opportunità di rilancio, possibile però soltanto cambiando passo e «iniziando a ragionare e produrre in filiera».
È l’idea del presidente di Copagri Macerata, Andrea Passacantando, che vede nella sinergia tra i diversi attori dell’agroalimentare l’unica strada per la sopravvivenza e il successivo rilancio. «In questo momento la crisi dell’est Europa ha azzerato i buoni guadagni della scorsa stagione – commenta –, e non sembra che questi aumenti possano placarsi a breve. C’è ovviamente preoccupazione tra i nostri associati: ci aspettano anni difficili, che dovranno essere il banco di prova per un nuovo modo di fare squadra nel nostro territorio. Il comparto agroalimentare dovrà cercare strategie condivise, per raggiungere un maggiore grado di autosufficienza rispetto alle materie prime in arrivo dall’estero. Solo così l’agricoltore e l’allevatore potranno diventare protagonisti in un mercato che storicamente ha sempre dettato le condizioni di prezzo. Non sarà facile farlo in un mondo, quello rurale marchigiano, da sempre contraddistinto da chiusura e diffidenza. Se ci riusciremo, sarà un successo per il made in Marche e per le sue eccellenze».