Recanati, lo sfogo di un pensionato: «Costretto a oltre un anno di attesa per fare l’intervento alla cataratta»

L'ospedale di Recanati
L'ospedale di Recanati
di Chiara Marinelli
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Mercoledì 22 Novembre 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 07:11

RECANATI - «Non so per quanto tempo dovrò vivere con la cataratta all’occhio destro che mi tiene prigioniero in casa. Ma esiste la sanità pubblica per tutti? Si cura chi ha bisogno o solo chi può permetterselo?». Se lo chiede amareggiato un pensionato recanatese, che ha più di 70 anni e che preferisce restare anonimo. Ma che vuole raccontare la sua disavventura. 

«La mia vita negli ultimi sei mesi è cambiata radicalmente: non faccio più le cose più elementari, guidare l’auto, accompagnare la nipotina, fare una passeggiata, andare a fare la spesa.

Infatti la cataratta dell’occhio destro è scesa quasi completamente, tanto da vedere in modo molto approssimativo e sfocato, costretto a vivere, in sostanza, prigioniero in casa. Tutto inizia circa un anno fa, quando per un controllo alla vista faccio una visita oculistica da un noto professionista, naturalmente a pagamento, ma tramite Cup dovevo aspettare sei mesi. La diagnosi è intervento alla cataratta dell’occhio destro. La domanda che mi viene posta è: «La vuole fare subito? Il costo è di 1.500 euro. Altrimenti tramite sanità pubblica. E deve aspettare un anno». Aspetto un anno, farò l’intervento all’ospedale di Recanati, come dice il foglio che mi viene rilasciato, con tutte le istruzioni, numeri di telefono, dove viene bene specificato che a tempo debito verrò chiamato direttamente dall’ospedale leopardiano per fare l’intervento. Trascorso un anno, senza alcun riscontro, sono io che chiamo l’ospedale di Recanati, vista la mia situazione che peggiora di giorno in giorno. E mi sento dire: «Siamo in ritardo. Mediamente per fare questo tipo di intervento, ci vuole un anno e mezzo, a volte anche due».

«Troppi 1.500 euro»

«Per me 1.500 euro erano troppi allora e lo sono ora. Mi indigna e mi sconvolge il solo pensiero di dover vivere, non so per quanto tempo, ancora in questo stato. Mi sembra doveroso fare alcune domande a chi gestisce la sanità pubblica in questo momento, il presidente della Regione Acquaroli, l’assessore alla sanità Saltamartini, e ai vari direttori gestionali che sono tanti. Tutto questo va bene cosi? Perché ci sono persone che debbono rinunciare ad un periodo della loro vita perché non hanno mezzi sufficienti? Perché tutte queste differenze tra chi può e chi non può? O siamo difronte ad una scelta politica ben precisa, da chi ci governa attualmente, di sostituire la sanità pubblica con quella privata? Mi aspetto che qualcuno di buona volontà si faccia vivo e dia una risposta a tutti i cittadini marchigiani che si trovano in difficoltà e non, ma una risposta seria, non i soliti slogan in politichese, che siamo abituati a sentire e a digerire».

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