Papa Francesco

«Nelle mani di Giuseppe i tesori della redenzione»

di don Aldo Buonaiuto
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Domenica 17 Marzo 2024, 04:40

A due giorni dalla tradizionale festa del papà, celebrata in Italia e in diverse parti del mondo, è significativo ricordare la figura di San Giuseppe riscoprendo in lui – umile sposo di Maria – il modello, il sostegno e il conforto per vivere bene la paternità. I cristiani, e non solo, possono lasciarsi ispirare dalla bellissima frase di Santa Teresa D’Avila: «Qualunque cosa si domandi a San Giuseppe verrà certamente concessa. Chi non crede, ne faccia la prova affinché si persuada. Non mi ricordo di averlo mai pregato senza aver subito ottenuto la grazia richiesta». L’elenco dei devoti del Custode di Gesù e Maria include grandi santi come Luigi Guanella, Giuseppe Marello e Giovanni XXIII il quale diceva: «Non posso cominciare né chiudere la mia giornata senza che la mia prima parola e il mio ultimo pensiero siano per San Giuseppe».

Non senza una certa dose di ironia, Papa Francesco, tempo fa, aveva ammesso di non prendere pastiglie tranquillanti, nonostante le sue preoccupazioni e responsabilità. «Se c’è un problema – aveva aggiunto – io scrivo un biglietto a San Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia. È la statua di San Giuseppe che dorme. E ormai lui dorme sotto un materasso di biglietti! Per questo io dormo bene: è una grazia di Dio». È stato, poi, un altro Pontefice canonizzato da Papa Bergoglio, e cioè Karol Wojtyla, a sintetizzare la missione celeste di colui che ha cresciuto e formato il Redentore: «Dio ha deposto nelle mani di Giuseppe i tesori della redenzione che sono Gesù e Maria».

In ogni stagione tornano utili gli insegnamenti silenziosi del Patriarca Giuseppe, guida mite e autorevole, in quanto destinatario e tutore di gioie e dolori. La notte della nascita di Gesù adagiò il bambino nella mangiatoia ed è intuibile la sofferenza da lui provata nel trovarsi in quella misera stalla senza alcun aiuto e senza poter onorare il Figlio di Dio come egli meritava. Ma poi quel dolore si tramutò in gioia, nell’udire i cori degli angeli e nel vedere i pastori e i magi rendere omaggio a Gesù. Quanta dolcezza in questa famigliola che non trovò posto in nessun alloggio.

Betlemme non aveva un angolino per far nascere il Figlio di Dio. Mi ha sempre colpito il racconto evangelico dell’obbedienza che Gesù riconobbe al mite e credibile San Giuseppe, nella cui bottega artigiana il Salvatore dell’umanità apprese la forza della misericordia, dell’ascolto, della fedeltà e del sapere sempre stare al riparo dalle lusinghe della visibilità. Un falegname conosce il valore del lavoro, del buon senso, della necessità di saper fare bene le cose; queste doti gli furono riconosciute fino agli ultimi giorni terreni da Gesù e Maria che gli restarono accanto, rispettandolo e amandolo.

Quale miglior modello per una genitorialità sempre insidiata dall’immaturità e dal narcisismo egoistico? Uno dei problemi della società non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talvolta così concentrati su sé stessi, il lavoro e la loro realizzazione individuale, da dimenticare anche la famiglia. «L’assenza della figura paterna nella vita dei piccoli e dei giovani – ha spiegato il Pontefice durante un’udienza generale del 2015 – produce lacune e ferite che possono essere anche molto gravi. E in effetti le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre a questa mancanza, alla carenza di esempi e di guide autorevoli nella loro vita di ogni giorno».

San Giuseppe diventa così un esempio per tutti gli uomini di buona volontà e in particolare per i cristiani che hanno bisogno di invocarne la protezione. Negli auguri per gli 11 anni di pontificato, appena compiuti dall’attuale Papa, i vescovi italiani hanno espresso il desiderio di essere guidati da un padre come Francesco per essere «sempre più una Chiesa sinodale che cammina in compagnia del Risorto, preoccupata non di salvaguardare sé stessa e i propri interessi, ma di servire il Vangelo in stile di gratuità e di cura, coltivando la libertà e la creatività proprie di chi testimonia la lieta notizia dell’amore di Dio rimanendo radicato in ciò che è essenziale».

* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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