La giurista del Nord/Miracolo dei veti la prima donna a Palazzo Madama

di Maria Latella
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Domenica 25 Marzo 2018, 00:05
«Nulla è precluso alle donne» ha detto Maria Elisabetta Alberti Casellati nel pronunciare il suo primo discorso da presidente del Senato. 
E davvero ormai è così, perfino nell’Italia dove maschilista non è l’opinione pubblica, fatta di madri e (anche) di padri
che sarebbero ben contenti di vedere le loro figlie fare carriera o almeno trovare un lavoro. L’opinione pubblica non è maschilista. Lo è il sistema che governa le nomine perché, di solito, composto da uomini che tutelano se stessi e i loro simili.

<HS9>Però adesso arrivano le donne. Anche al Senato. Perfino in Italia. Quando le cose si attorcigliano, è più facile che sia una donna a trovare il bandolo per scioglierle. In fondo, è esattamente il contrario della più celebre e abusata citazione da “Animal House”. Là si ribadiva il testosteronico, maschilissimo “Quando il gioco di fa duro, i duri cominciano a giocare” (a dirlo in realtà era stato Joseph Kennedy “when the going gets tough...”). Nella realtà, nella realtà odierna almeno, un po’ confusa, diffidente e perciò molto bisognosa di mediazione, quando il gioco si fa isterico, sono le donne che entrano in campo e cominciano a giocare.

Perché per quanto politicamente distante, ideologicamente avversaria, antropologicamente lontana una donna sia, non è mai, lapalissianamente, un uomo. E dunque gli uomini che non riescono a mettersi d’accordo tra loro, alla fine, se c’è una donna che abbia i requisiti giusti, la vedano come la soluzione del problema.

Umiliante? Ma siamo pratiche per favore. Dopo millenni di emarginazione, alle donne conviene prendere atto del vantaggio e, per il momento, farselo andar bene. Il Movimento 5 Stelle avrebbe avuto più di una difficoltà ad accettare non solo Paolo Romani ma anche altri nomi di maschi targati Forza Italia. Elisabetta Casellati cosi come del resto Annamaria Bernini potevano contare su curriculum curato nel tempo e carattere, diciamo, meno esibito sulla scena. Certo, provate a mettere la presidente Casellati e il presidente Fico allo stesso tavolo per discutere, per dire, di unioni gay e diritto di famiglia. Non sono sicura chi strapperebbe a chi l’ultima parola. L’avvocato Casellati, ho l’impressione, ha unghie affilate dalla arringhe.

Però, anche lei, come tutte le donne di Forza Italia, non si è mai fatta notare per una frase in dissenso dal mainstream. Le forziste, di solito, aprono e chiudono i loro interventi sempre allo stesso modo “come il presidente Berlusconi giustamente ha sottolineato” . State per dire più o meno come succedeva con Matteo Renzi, o, ai tempi, con Umberto Bossi. Più o meno. Per scelta (di altri, son sicura) in questi ventiquattro anni di seconda Repubblica le politiche sono sempre rimaste sul fondo della scena. Vale per tutti i partiti con poche eccezioni - Maria Elena Boschi, provvista di potere autonomo. Emma Bonino degli ultimi anni, Laura Boldrini, Giorgia Meloni.
<HS9>Le donne della politica italiana presenziano in tv e presidiano gli uffici, ma sempre in nome e per conto di qualche maschio che le ha messe lì.

Timidezza? Insicurezza? Forse. Insieme a una buona dose di pragmatismo. Come mi ha detto di recente una famosa, potente e molto saggia avvocata: “In questo Paese puoi fare buone cose solo se non si accorgono di te”.
Dunque, in bocca al lupo alla prima donna alla guida del Senato. Speriamo invece che d’ora in poi si accorgano, e molto, di lei. Soprattutto, speriamo ricordi, a tutti e anche a se stessa, la massima di Madeleine Albright, già segretario di Stato americano: «C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non aiutano le altre».

Elisabetta Casellati, grande amica della Fondazione Bellisario, lo sa e il suo primo intervento al Senato lascia sperare che le questioni in attesa di forti interventi, dalla disoccupazione femminile al femminicidio, la vedranno attiva e sensibile. 
<HS9>Se «nulla è precluso alle donne», cominciamo col fare. Partendo da quel che si ha. 
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