Leonardo, l'architetto che vive (per scelta) in 9mq. «Micro alloggi? Ricaviamoli negli hotel in disuso». Guarda il video

La proposta per Pesaro Capitale 2024

Micro alloggi negli hotel in disuso contro l'emergenza abitativa
Micro alloggi negli hotel in disuso contro l'emergenza abitativa
di Gianluca Murgia
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Venerdì 16 Giugno 2023, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 16:47

PESARO L’architetto ingegnere pesarese Leonardo Di Chiara vive in una tiny house, una casa viaggiante di 9 mq, minimalista, a impatto zero e autosufficiente dal punto di vista energetico, che lui stesso ha progettato, autofinanziato e realizzato nel 2017 con il contributo di 30 aziende marchigiane e tedesche. Per questo ha ricevuto il “Premio Berlino” da Mibact e Ministero degli Esteri riservato a giovani architetti impegnati in progetti di rigenerazione urbana. 
Di Chiara, parafrasando Gino Paoli, la sua è una casa in una stanza: pensa che sia una strada sostenibile e applicabile anche su strutture in disuso come alcuni hotel?
«La mia Tiny House, in realtà, è una matrioska: contiene infinte stanze. Questo modello si può applicare anche agli hotel. A Pesaro, passeggiando sul lungomare, ci si accorge di quante strutture siano chiuse, anche d’estate, occupando i posti più belli della città. Allo stesso tempo ci sono tanti giovani che vorrebbero vivere in quella zona ed essere indipendenti ma non trovano un’offerta abitativa idonea economicamente».

Guarda il video con l'intervista completa


Da questa riflessione è nato un progetto.
«Nel 2020 ho creato gruppo di giovani architetti, designer e cittadini comuni chiamato “Giovani pesaresi abitano” per trovare soluzioni e, in forma provocatoria, parlare alla istituzioni, per capire come aumentare il numero di alloggi per i giovani».

Che soluzioni avete trovato?
«Convertire una camera di un hotel in disuso, già dotata di allacci fognari, idrici ed elettrici, in un micro appartamento pensato in strutture di co-living dando vita ad un modello di rigenerazione urbana».
Non solo giovani: le case in affitto sono ormai introvabili per tutti, compresi anziani o genitori single. 
«Abbiamo realizzato dei sondaggi e un annuncio fittizio per capire che tipo di risposta ci potesse essere. I giovani, 18-35 anni, interessati sono stati tantissimi ma abbiamo avuto richieste anche da anziani e genitori separati. La soluzione risponde ad una emergenza abitativa di una fascia d’età molto più ampia».
Cosa manca ora? Qualcuno che creda realmente in questo progetto? 
«Gli hotel in disuso a Pesaro sono tutte di privati. Serve un titolare che sia disponibile ma anche un investitore che sostenga l’adeguamento sismico, energetico e per la sicurezza di questi edifici. Serve un business plan che sia vantaggioso: l’intervento ha senso se c’è un profitto. Poi manca un aiuto normativo: oggi è molto rigido e obbliga a mantenere la destinazione d’uso turistico- ricettiva o il numero di letti per non diminuire la capacità ricettiva della città. Un ragionamento corretto, chiaro, ma che andrebbe rivisto alla luce delle più recenti e cambiate offerte e richieste turistiche».
E la politica locale?
«È molto sensibile a questo tema. Siamo stati ricevuti da Riccie assessori per ascoltare la nostra proposta e i nostri sondaggi. La ricerca è stata inclusa anche nel bando per il programma Pinqua ma questo non è sufficiente. Pesaro 2024 potrebbe essere l’occasione per creare un progetto pilota per l’utilizzo temporaneo e snello, a fini artistici, di qualche hotel in disuso, creando un prototipo, come ho fatto io con la Tiny House, e dimostrare agli investitori e proprietari che è possibile e ha senso farlo». 
 
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