Morti in solitudine, dimenticati e chiusi nella capsula del tempo: quanti casi nelle Marche

Dopo il geometra mummificato da 4 anni, un altro cadavere fantasma a Civitanova I casi delle sorelle trovate dopo 9 mesi a Recanati e della famiglia Canullo a Macerata

Morti in solitudine, dimenticati e chiusi nella capsula del tempo: quanti casi nelle Marche
Morti in solitudine, dimenticati e chiusi nella capsula del tempo: quanti casi nelle Marche
di Lorenzo Sconocchini e Giulia Sancricca
4 Minuti di Lettura
Domenica 14 Gennaio 2024, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 07:04

ANCONA - Vite perdute e sigillate in una capsula del tempo, come fossero testimonianze da tramandare ad altre civiltà. Esistenze consumate nel loro ultimo atto nel silenzio della solitudine e poi chiuse come messaggi in bottiglia, finché qualcuno non le ripescherà, chissà quanto tempo dopo, nel mare dell’indifferenza. Donne e uomini, soprattutto anziani, sorpresi dalla fatal quiete mentre erano seduti in poltrona o sdraiati su un divano, davanti alla tv o in camera da letto. Ritrovati mesi e mesi dopo, a volte addirittura anni, ridotti a cadaveri mummificati, senza che nessuno in tutto quel tempo si premurasse di una visita o di una telefonata.

Le relazioni sociali

Succede anche nelle Marche, terra di provincia, paesaggi armoniosi e borghi del buon vivere, dove si pensava che le relazioni familiari e sociali fossero meno slabbrate che altrove.

Se ha fatto scalpore il ritrovamento del cadavere di Gianni Guidi, geometra di 71 anni defunto per il medico legale da almeno 4 anni, trovato senza vita in un condominio di via Urbino ad Ancona il 5 gennaio scorso, di morti dimenticati nella nostra regione ce ne erano stati prima e se ne continuano a scoprirne.

L’abitazione inagibile

L’ultimo proprio l’altra sera a Civitanova Alta, in un’abitazione dichiarata inagibile, dov’è stato recuperato il corpo di Renato Monteverde, 76 anni, che dai primi accertamenti sarebbe morto da 4-5mesi. Da un paio di giorni i carabinieri lo cercavano, dopo che la sorella e la nipote dell’uomo, che abitano in provincia di Ascoli, avevano sporto denuncia di scomparsa, non avendo più notizie di lui dalla fine dell’estate. Aveva l’abitudine di viaggiare, nessuno si è preoccupato troppo della sua prolunga assenza, fino a pochi giorni fa.

E chissà per quanto tempo ancora sarebbero rimaste sepolte in casa, in uno storico palazzo di corso Persiani a Recanati, le sorelle Luisa Berenice e Piermaria Luigia Stortini, se il proprietario di una cantina sotto il loro appartamento non si fosse allarmato per una perdita d’acqua. Aveva provato a chiamarle, il 6 dicembre scorso, poi s’era rivolto alla municipale. Quando i vigili del fuoco hanno aperto il portone dell’appartamento, in pieno centro storico, i cadaveri delle due sorelle (69 e 71 anni) erano quasi mummificati, in camera da letto. Morte per cause naturali, secondo l’autopsia, e rimaste lì per quasi dieci mesi, se è vero che le sorelle Stortini non ritiravano la posta da febbraio.

L’infarto e poi l’inedia

Un tragedia familiare che ricorda quella dei Canullo, il padre Eros di 80 anni, la moglie 77enne Angela Maria Moretti allettata da un ictus e il loro unico figlio Alessandro, 54 anni segnati dalla disabilità dopo un incidente di cui fu vittima a 20 anni. Furono trovati tutti e tre senza vita il 6 settembre 2021 a Macerata. Il 29 giugno Alessandro aveva chiamato il 112 dopo che il padre si era sentito male, ma per le difficoltà con cui parlava, i soccorritori non avevano capito che i tre fossero nella loro abitazione di Borgo Santa Croce, distante dalla strada e apparentemente disabitata. I corpi dei Canullo furono trovati in avanzato stato di decomposizione dopo l’allarme della sorella di Moretti. Dall’autopsia emerse che Eros fu stroncato da un infarto, mentre moglie e figlio, non autosufficienti, morirono di inedia. C’è stata un’indagine sui mancati soccorsi, conclusa con un’archiviazione contro cui i familiari hanno fatto reclamo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA