Grazie Camila, lo scricciolo dotato di braccio atomico

Grazie Camila, lo scricciolo dotato di braccio atomico

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 10 Maggio 2024, 06:10

Una campionessa del passato remoto - Althea Gibson, vincitrice di Slam, numero uno del mondo, anche attrice per John Ford, “Soldati a cavallo” - disse: «Il tennis è come gli scacchi. Devi manovrare, conoscere i punti forti e i punti deboli del tuo avversario». È così, basta guardare con occhi attenti una partita per rendersene conto. Magari una partita che veda impegnato Carotino Eccelso (che tutti gli dèi dell'Olimpo uniscano le loro onnipotenze per rimettere in sesto l'anca dolorante). Ogni colpo ha un senso, o dovrebbe averlo. Il punto va costruito. Due mazzate per sbatterti tre metri fuori dal campo, ed ecco la palla corta. Mi fingo mosca caduta nella tua tela di ragno, ma ho un'idea su come ribaltare lo scambio, vediamo se l'hai capita e se ti riesce di disinnescare la trappola. Mando di là una pallaccia senza peso, un invito a venire a rete: ho già il passante il canna. Camila Giorgi è stata il contrario di tutto questo. Macché scacchista con la racchetta. Niente costruzione del punto. Ogni colpo o quasi, un tracciante alla o la va o la spacca. Missili terrificanti, incredibile che quello scricciolo tirasse più forte di quasi tutte le amazzoni al di là della rete. Bordate al di là di ogni logica tattica, nessun margine di sicurezza. (Ho visto giocare allo stesso modo, spesso recuperando partite che apparivano perdute, solo Pete Sampras: ma solo quando era morto di fatica, ormai del tutto impossibilitato a sostenere lo scambio. E comunque Sampras non fa testo: è stato un genio del tennis, nessuno può pensare di imitarlo). Una partita di Camila Giorgi ti faceva riempire un quaderno intero di circoletti rossi (copyright del grande Rino Tommasi) e di circoletti neri (a segnalare gli erroracci terrificanti, quelli che li vedi e non ci credi). Un colpo da togliersi il cappello, e il punto successivo tutti a chiedersi: «Ma che voleva fare? Ma che senso ha? Ma cosa le ha detto il cervello?».

Nessun rapporto tra Camila Giorgi e gli scacchi. Mai, in diciotto anni nel circuito. Piuttosto le sue partite assomigliavano a dei thriller. Di quelli scritti non troppo bene: con quindici, trenta, quaranta colpi di scena disseminati alla rinfusa, invece che con tre o quattro piazzati nei momenti giusti.

Poteva battere chiunque, Camila Giorgi, e di fatto le ha battute più o meno tutte, quelle fortissime, sorelle Williams a parte. E poteva perdere con chiunque, non importa quanto scarsa, quanto imparagonabile a lei l’avversaria fosse. Esaltante e disperante. Ha giocato un tennis che non esiste e non esisterà mai. Per questo mi piaceva, per questo altri appassionati non l'hanno mai sopportata. E ora che s’è ritirata - a modo suo, si capisce: non un comunicato, una conferenza stampa, manco un messaggio sui social, e neppure un’ultima passerella agli Internazionali d'Italia dove una wildcard non credo avrebbero potuto negargliela - ora che s’è ritirata dunque, online abbondano i messaggi antipatici, ingenerosi, alcuni rabbiosi, alcuni infarciti di dietrologie non verificabili. «Non amava il tennis». (Che ne sappiamo?). «Ho smesso di seguirla tanti anni fa». «Una delle migliori giocatrici italiane? Non scherziamo». «È sempre rimasta sottomessa al padre». (Che ne sappiamo? - Parte seconda).«Ora potrà dedicarsi a ciò che le importa davvero: la moda». «Non la potevo soffrire». «Che talento sprecato. Ma senza la testa non vai da nessuna parte». In effetti, Camila Giorgi non ha ottenuto quanto le avrebbe permesso il suo braccio atomico. In classifica non è mai andata oltre la posizione numero 26. Negli Slam soltanto una volta ha raggiunto i quarti di finale (Wimbledon 2018, e quella partita contro Serena Williams scattante come un cingolato avrebbe dovuto portarla a casa, altroché). Però guardandola giocare non mi sono mai annoiato, nessuno credo si sia annoiato (mentre con la più parte delle amazzoni odierne: Yawn!). E non riesco a non stare dalla parte di chi fa le cose a modo suo, fosse pure al contrario di come andrebbero fatte. Camila Giorgi non è stata una grande campionessa ma è stata una giocatrice unica. Ha giocato come non si deve ma come a lei andava. Grazie per i punti abbaglianti, grazie per le arrabbiature da tifoso, e auguri per quello che sarà.

*Opinionista e critico cinematografico

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