UNA FIGURA PROFESSIONALE
«La figura esiste già in altri paesi europei e negli Usa esordisce Anna ma è equiparata a quella di una prostituta. In Italia si vuole scavalcare questo concetto formando figure professionali pronte ad educare i disabili alla corporeità e all'affettività. Non si pensa ad un rapporto completo, il limite massimo imposto è la masturbazione. Un disabile fisico viene continuamente toccato per ogni bisogno fisico, escludere solo l'area genitale per questioni etiche è ipocrisia anche perché in alcuni casi la sensibilità comporta una funzione sessuale diversa». Il suo percorso Anna P. («Preferirei non uscisse il cognome per evitare troppi contatti facili via web», si confessa) l'ha iniziato nel settembre 2013 con le preselezioni per entrare nel corso. «L'idea mi è venuta nel novembre 2012 leggendo un articolo di giornale che raccontava della figura dell'assistente sessuale in Svizzera racconta Anna e che si chiudeva parlando della disegno di legge presentato in Senato.
Mi sono interessata all'associazione che lo proponeva e ho iniziato il percorso con loro. Così sono entrata nelle selezioni del corso». Trecento ore: duecento teoriche e cento pratiche, di tirocinio. I primi due appuntamenti per aspiranti Lover Giver sono andati in scena a ottobre a Bologna. Lì Anna si è messa in gioco, con tematiche che toccano la sfera psicologica, giuridica, sessuale. Uomini e donne di orientamenti sessuali differenti, dai 27 ai 50 anni.