Veronica Berti Bocelli si racconta: «Speranza e futuro per questa terra che ho nel cuore»

Veronica Berti Bocelli
Veronica Berti Bocelli
di Marco Chiatti
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Domenica 28 Aprile 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 15:27

È appena atterrata da un volo di rientro da Dubai, ma il suo telefono è sempre attivo, soprattutto per chi la avvicina alla sua terra: «Ah, ma allora ci tenete agli anconetani, anzi alle donne anconetane». Eh sì, perché Veronica Berti, moglie di Andrea Bocelli, è sempre stata super orgogliosa delle sue origini. Energia e grinta non le fanno difetto, neanche dopo un viaggio intercontinentale. Veronica infatti è stata speaker al We Convention di Dubai: due giorni di lavori interamente al femminile, dedicati all’empowerment delle donne. Tra le ospiti intervistate sul palco e protagoniste di speech motivazionali, lei, Ceo di Andrea Bocelli Management Office e Vice Presidente della Andrea Bocelli Foundation: «Tra la sceicca, Carla Bruni e Maria Sharapova, non vi potete lamentare», sorride.

Da manager, a imprenditrice e ora anche speaker a livello internazionale: ma non ha proprio intenzione di fermarsi?

«Credo nel fare e questo ritengo sia il mio tempo del fare: l’esistenza terrena è limitata e le stagioni della vita portano con sé pregi e limiti che è giusto sapere ascoltare. Fino a quando il buon Dio mi darà sufficienti energie, penso di avere la responsabilità di spenderle al meglio. Peraltro, se ci si attiva seguendo la direzione del bene, più energie doni e più energie ricevi».

Ci racconta Veronica al di là dell’essere moglie di Bocelli?

«Sono, appunto, una persona che spera di fare del bene, ogni giorno: per la propria famiglia e per la famiglia allargata che è la comunità. Forse, però, chi sono sarebbe più giusto e forse anche più intrigante chiederlo agli altri».

Le è mai pesato essere considerata moglie di?

«All’opposto, è un piacere e un onore, oltre ad una grande responsabilità. Non ci trovo alcuna accezione negativa. Spero di poter meritare ogni giorno di esserlo».

La Abf sta crescendo molto, con grandi progetti anche nelle Marche: cosa vi anima?

«La volontà condivisa di prendersi cura del prossimo, cercando così di fare la differenza nella storia degli altri.

Si tratta di una scelta antica, di mio marito e mia, che potrei riassumere nel desiderio di dire di sì al bene. È questo lo slancio che, negli anni, ha dato vita alla famiglia allargata della fondazione. Come Andrea dice sempre, solidarietà non è tanto generosità quanto invece gioia di condividere e dovrebbe essere alla base dei rapporti tra gli esseri viventi».

Al di là della sua origine, cosa vi lega alla nostra regione?

«Ci lega la volontà di provare ad essere utili, a fronte della catastrofe naturale che purtroppo ha colpito il nostro territorio. Dopo il terremoto, abbiamo cercato di fare la nostra parte per restituire speranza e futuro a questa terra che amo. Inoltre mio marito ha sempre avuto un legame forte con Ancona, città che ha dato i natali al suo indimenticato maestro e mentore, Franco Corelli».

Lei che gira continuamente il mondo, trova ancora tempo per tornare nella sua Ancona? Cosa le manca della sua città?

«Fino a quando erano in vita le mie nonne, tornavo spesso. Ho la fortuna di avere mia mamma che al momento abita in Toscana, vicino a me, e mio papà che viaggia spesso con noi. Nelle Marche ho mia sorella e mia cugina, due persone a me carissime, dunque essenzialmente torno per andare a trovare loro ed i miei nipotini. Sempre – purtroppo – meno di quanto vorrei».

Quando potremo vedere lei, oltre che Andrea, su un qualche palco marchigiano?

«Di me, state meglio senza. Scherzi a parte, il giorno in cui mi chiamerete verrò volentieri, a raccontare qualche storia di crescita e di bellezza. Ma sul palco, per cantare, la vedo davvero difficile».

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