«Bolkestein, che caos: sarà un’altra stagione di investimenti fermi»

Concessionari preoccupati per l’incertezza legata al futuro delle spiagge Ripercussioni anche per l’indotto legato ai servizi e agli arredi dei bagni

«Bolkestein, che caos: sarà un’altra stagione di investimenti fermi»
«Bolkestein, che caos: sarà un’altra stagione di investimenti fermi»
di Letizia Francesconi
4 Minuti di Lettura
Sabato 4 Maggio 2024, 11:42

PESARO Il meteo incerto, l’erosione, la Bolkestein (non necessariamente in quest’ordine): la stagione balneare deve ancora di fatto partire ma per i concessionari si presenta già zeppa di problemi. Quello della Bolkestein è solo l’ultimo dei grattacapi in ordine temporale dopo la sentenza del Consiglio di Stato che impone lo stop alle proroghe della direttiva europea sulle spiagge demaniali da mettere all’asta, anche se le associazioni come Oasi Confartigianato invitato alla calma perchè i tempi non saranno rapidi e tra il dire e il fare c’è ancora un lungo tracciato da definire. Ma il pessimismo c’è, eccome, nonostante le rassicurazioni.

Il ruolo della politica

«Qui ormai si tira a campare» commentano Andrea Ranocchi e Claudio Casoli, concessionari a pochi metri di distanza l’uno dall’altro sulla spiaggia di Levante. La verità, al di là dei tecnicismi e della politica, chiamata a intervenire, è che la confusione che c’è sulla Bolkestein ferma gli investimenti e l’indotto balneare e dei servizi. Ci sono imprese locali della tessitura, punto di riferimento per i bagnini, che causa Bolkestein e mancanza di commesse dagli operatori, registra cali di lavoro per teli, tendaggi da mare e coperture di ombrelloni, sedie, sdraio e lettini. Questa è l’altra faccia della medaglia. In stand by poi, c’è anche l’adeguamento di alcune concessioni del lungomare al Piano spiaggia.

La panoramica: «Siamo piombati nella confusione totale - ammette Ranocchi dello stabilimento Marevivo – per l’ennesima volta, affrontiamo questa stagione, che non sappiamo se sarà l’ultima o meno, senza programmare neppure investimenti e migliorie future. Se noi balneari non abbiamo garanzie e certezze anche l’indotto che sta dietro al nostro lavoro, come arredi e attrezzature varie, si ferma. Non a caso c’è un’impresa fornitrice, che si è trovata costretta a mettere alcuni degli operai in cassa integrazione perché inevitabilmente il lavoro è diminuito. Chi fra noi deve rifornirsi di lettini nuovi, non lo fa fino a che non è chiara l’impostazione del Governo per salvare le concessioni. Per esempio avrei dovuto prendere per questa stagione dei tendaggi nuovi, preventivi già chiesti, e invece mi sono fermato e non ho passato ordini alla ditta di tessitura, così come dovrei acquistare circa 200 ombrelloni e anche qui è un investimento di 25-30 mila euro che ho declinato. Se ho bisogno di migliorie o mi si scuce un ombrellone, lo porto via e ci penso da solo.

Insomma, si fa solo il minimo indispensabile che serve alla sicurezza e alla comodità della clientela».

Non è facile avere un’idea chiara e sapere esattamente cosa si rischia di perdere commenta anche Marco De Biagi, di bagni Le Poste a Villa Marina. «Non c’è una normativa chiara - spiega - Dovrebbe valere la norma degli indennizzi, cioè se un bagnino dovesse perdere la spiaggia, tutto quello che è costruito sopra dev’essere indennizzato, probabilmente da chi subentra. Come? E a che prezzo? E’ tutto da vedere. Ci appelliamo al buon senso di enti locali e sovraordinati, perché ormai questa stagione non può essere rimandata».

I dubbi

Preoccupato è anche Alessandro Corsini di bagni Primavera: «Gli investimenti ormai sono fermi da 2-3 anni. Anche sul nostro lungomare ci sono stabilimenti che si dovrebbero adeguare alle norme tecniche e urbanistiche dei Piani spiaggia ma ancora, vista questa spada di Damocle, non lo hanno fatto. Ora ci aspettiamo che il Governo faccia ciò che ha promesso alle associazioni nazionali, e cioè escluderci dalla direttiva».

«Noi bagnini ormai facciamo solo manutenzioni ordinarie – commenta Simone Mariotti di Bahia del Sol - che per uno stabilimento come il nostro comunque incidono per circa 30mila euro l’anno. Ogni altro intervento invece per ampliare lo stabilimento, aprire un nuovo spazio ristorante o adeguarsi, deve attendere. Chiediamo di poter lavorare nelle spiagge che sono nate, dove prima c’erano solo sabbia o sassi, e ora c’è un servizio, turismo e indotto».

La soluzione

La soluzione per salvare l’estate in realtà, osserva Corsini c’è. «Ora il Governo dovrebbe attuare la mappatura per la non scarsità del bene (suolo demaniale) e cioè significa che Stato, Regioni e Comuni, potranno dare nuove concessioni d’uso a titolo provvisorio a chi vorrà presentarsi partecipando al bando come chiede la Comunità Europea. Basterebbe, infatti che il Governo applicasse il provvedimento del Tribunale Amministrativo come sta facendo la Regione Calabria». «In pratica questa sentenza – riferisce Andrea Giuliani, responsabile Confartigianato Imprese Demaniali – dice che anche i bandi provvisori per nuove gare non possono essere fatti se prima non vengono decisi con Legge dello Stato, criteri e modalità di erogazione degli indennizzi. Ad oggi, non ci resta altro che attendere risposte dal Governo e quella Legge di riordino sul demanio Marittimo».

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