Carenza cronica dei medici di famiglia nelle Marche: «In 150mila rischiano di restare senza»

Carenza cronica dei medici di famiglia nelle Marche: «In 150mila rischiano di restare senza»
Carenza cronica dei medici di famiglia nelle Marche: «In 150mila rischiano di restare senza»
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 07:30

ANCONA Il nervo scoperto della sanità territoriale. Il problema della carenza cronica di medici di base è noto e ben distribuito lungo tutto lo Stivale. E le Marche non fanno eccezione. A settembre 2021, ne mancavano all’appello già 98 e, nel corso del 2022, il saldo negativo è salito a 147. Una situazione destinata a peggiorare, visti i pensionamenti imminenti: se nel 2022 sono andati in quiescenza in 59, nel 2023 saranno 77 i medici di famiglia che usciranno dal sistema per raggiunti limiti di età e nel 2024 si toccherà il numero record di 107. 

Lo scenario

«A questi ritmi, il 10% dei marchigiani rischia di restare senza medico di base.

Parliamo di circa 150mila persone se non si corregge il tiro», lancia l’allarme il dottor Massimo Magi, anche lui medico di famiglia e presidente della Fondazione NuSa Servizi, costola della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale. Una criticità che rischia di andare a colpire proprio la fascia più debole, ovvero quella dei piccoli Comuni dell’entroterra dove è già in corso un’emorragia di servizi e questo rappresenterebbe il colpo di grazia. I dati aggiornati alla fine dello scorso anno parlavano di una carenza di 147 medici di base, di cui 31 nell’Ast 1 di Pesaro 50 nell’Ast 2 di Ancona, 27 nell’Ast 3 di Macerata, 29 nell’Ast 4 di Fermo e 10 nell’Ast 5 di Ascoli. Situazione che peggiorerà con i pensionamenti in arrivo perché alle uscite non corrisponderanno altrettante nuove entrate. «Non c’è il ricambio - conferma Magi -. In media, ogni anno si fanno bandi per assumere 75 nuovi medici di base (saranno 110 nel 2023, ndr), ma non arrivano a saturazione. Inoltre, il 25-30% di chi partecipa, poi decide di cambiare specializzazione perché la borsa di studio è il doppio di quella per i medici di base. Dunque c’è anche una questione di compensi». Per porre un argine al problema, nel Milleproroghe il Governo nazionale ha previsto l’estensione dell’età pensionabile di medici di famiglia e pediatri ai 72 anni (e non più a 70). «Ma questa non è la soluzione - mette subito in chiaro Magi - perché la decisione è su base volontaria, e dunque non rappresenta una soluzione strutturale. Può servire per fare affiancamento ai giovani che entrano, ma il lavoro del medico è pesante ed è giusto che i pensionamenti vengano fatti nell’età adeguata». 

I tentativi

Intanto, ci si muove in ordine sparso per far fronte alle richieste del territorio: l’Ast 4 di Fermo, per esempio, ha fatto sapere che sono in fase di attuazione diversi interventi per sopperire alle carenze di medici di medicina generale riscontrate nei Comuni. Nello specifico, ad Amandola è in fase di ultimazione la procedura per la copertura di un incarico provvisorio, come anche nel Comune di Monte Urano. In corso di definizione anche gli incarichi per incrementare la copertura del servizio di medicina di base a Monte San Pietrangeli e Fermo. A Porto Sant’Elpidio sono stati già assegnati gli incarichi per tre medici, uno a tempo indeterminato e due temporanei. Soluzioni tampone e in ordine sparso, si diceva, che tuttavia non risolvono un problema molto più generalizzato. Ma come si esce da questo vicolo cieco, dunque?

La ricetta

Abbozza una ricetta Magi: «Bisogna approntare un’organizzazione adeguata per far fronte alle tante richieste dei pazienti. Anche a fronte della riduzione del numero di medici di base, se ci fosse l’organizzazione giusta il problema sarebbe molto più circoscritto». E per cosa passa questa organizzazione adeguata? «Se i medici di base potessero contare sulla strumentazione di diagnostica e su una squadra in studio, riuscirebbero a gestire la presa in carico territoriale e i percorsi di salute. Magari un collaboratore di studio di supporto per le parti del lavoro non strettamente cliniche, come ad esempio il montaggio dell’elettrocardiogramma. In questo modo, il medico potrebbe occuparsi solo della parte clinica. Si deve dunque lavorare su una più corretta gestione dell’organizzazione». Nel frattempo, l’emorragia prosegue e 150mila marchigiani rischiano di restare scoperti.

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