I bancarellari delle fiere maestri nel vendere sogni

I bancarellari delle fiere maestri nel vendere sogni

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 3 Maggio 2024, 01:15

«Almanacchi, almanacchi nuovi: lunari nuovi». Bravo, Venditore leopardiano, l'almanacco infine al Passeggere gliel'hai venduto e conta il risultato. Però scommetto che eri da solo all'angolo della strada. Niente concorrenza. Ti fossi trovato in questi giorni ad Ancona, in piena Fiera di San Ciriaco, bancarellaro tra i bancarellari, file ininterrotte da mare a mare, ti saresti dovuto sforzare un po' di più, caro il mio Venditore d'almanacchi nuovi, di lunari nuovi. I bancarellari: l'anima della Fiera. Sotto pressione, ché mentre noi si passeggia rilassati, loro si giocano una bella occasione di guadagno. Scrutano il cielo pregando che regga, e il Primo maggio - giorno chiave, tutti in giro - tutto sommato il tempo ha retto, quattro gocce pomeridiane e nulla più, e temperatura ideale. Il bancarellaro in fiera, e fiera affollata, ininterrotta fiumana di gente, dà fondo a tutte le sue risorse.

E son pezzi bellissimi di puro teatro popolare: un canovaccio ben studiato e maestria nell'improvvisare. Via con la dimostrazione. Della padella prodigiosa, che se in cucina non sai fare niente, se non te la cavi manco con l'uovo al tegamino, compra questa e diventi Uliassi, fa tutto lei. Che se ti dimentichi la fettina sul fuoco per mezz'ora, forse (e non è detto!) la ritroverai carbonizzata ma giammai cementata al fondo della miracolosa padella, in vera pietra o in verissimo materiale novissimo. Via con la dimostrazione. Dello scopetto che arriva ovunque, anche in quello spazietto di un centimetro tra l'armadio inamovibile e il muro, fino a oggi il paradiso del lerciume. Che se il bambino fa cadere una bottiglia di vetro di latte, una passata e lo straccetto assorbe tutto il latte e cattura tutti i vetri e poi lo immergi nel secchio in dotazione, premi il bottone, ruoti il bastone e lo straccetto rilascia tutto il latte e tutti i vetri, olé. O i peli del cane, o del gatto. Via con la mano protesa verso il potenziale cliente che guarda altrove, chissà a cosa pensa. E le dita stringono un pezzettino di salame, una fettina di formaggio, una scaglietta di tartufo. «Vuole assaggiare?». Certo che assaggi.

Certo che ti fermi, ad ascoltare il venditor maestro snocciolare - come fosse una speciale cortesia riservata a te, perché tu sì che ne capisci di pecorini e salamini - tutte le fasi della lavorazione che hanno permesso di ottenere quella leccornia.

Mentre il bancarellaro di fianco ti segnala, nel tappeto di croccanti d'ogni sfumatura e tessitura, quello al miglio dop, e l'altro fatto con mandorle esclusive. Via con l'intermezzo comico. «Potresti fare prima lo scontrino? Da quel cretino laggiù». Ed ecco innescato il botta e risposta, pungente per scherzo. Condotto con abilità degna di divi del palcoscenico. Mai allentando la concentrazione sul lavoro, e il panino caldo con la porchetta l'ho atteso il giusto ed era ottimo.

E ogni banco sormontato da cartelli a caratteri cubitali. «Capi firmati non usati. 6 euro» (montagnole di reggiseni, costumini, calzettoni). «Occhiali antiriflesso stock 10 euro» (perfetti per mandare al capo un selfie: «Sono imbottigliato nel traffico, arrivo quando posso», senza essere sbugiardato dalle lenti che riflettono la strada desertissima). Scatenàti, i bancarellari in fiera. Uno spettacolo impagabile, da far avanti e indietro da mare a mare da mattina e sera, per non perdere una sola esibizione. Senza illudersi di tornare con più di qualche monetina nel portafogli. Sono i più bravi di tutti nel vendere sogni: la merce è un dettaglio. Quando paghi lo scopetto magico, sei davvero convinto che fare le pulizie d'ora in poi sarà un piacere. È già tanto se, tornato a casa, non lordi apposta il pavimento di sugna. Di fronte alla pubblicità siamo critici: «Mangi quella merendina, e la felicità familiare è garantita? Maddeché». Di fronte al bancarellaro di genio, siamo disarmati. Di fronte a un bancarellaro al top dell'ispirazione da fiera, il Passeggere leopardiano l'almanacco l'avrebbe comprato senza battere ciglio. «Credete che sarà felice quest'anno nuovo? Se lo dice il vostro almanacco e dato che voi lo confermate con tale convinzione, non potrà che essere così». E oggi non avremmo una delle grandi pagine della nostra letteratura.

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