Vongole e cozze soffocate dalla mancanza di acqua. È quello che sta accadendo nel delta del Po con la perdita del 20% degli allevamenti. La siccità con la mancanza di acqua per garantire il ricambio idrico e l'aumento della salinità lungo la costa soffoca vongole e cozze del delta del Po con la perdita del 20% degli allevamenti. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti della drammatica ondata di caldo e siccità che sta colpendo l'Italia causando perdite alle produzioni alimentari nazionali che hanno raggiunto i tre miliardi di euro. «L'innalzamento delle temperature senza la possibilità di ricambi di acqua - spiega Coldiretti Impresapesca - sta provocando l'espansione a macchia d'olio della cosiddetta acqua bianca, aree di delta dove la decomposizione di alghe e sostanze organica ruba l'ossigeno necessario alla vita di vongole e cozze uccidendole».
Niente acqua, niente ossigeno
«Con il cambiamento della distribuzione nella pioggia dal punto di vista geografico e temporale e la mancata gestione ottimale delle lagune, si sta mettendo a rischio un intero settore che - aggiunge l'associazione - ogni anno porta sulle tavole degli italiani oltre 93 milioni di chili di molluschi fra cozze e vongole.
Servono soluzioni immediate
«Servono interventi per rivitalizzare il Delta del Po favorendo il ricambio delle acque - aggiunge Coldiretti Impresapesca - anche perché la tendenza all'innalzamento della colonnina di mercurio è ormai strutturale in Italia dove - precisa la Coldiretti - la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell'ultimo periodo e comprende nell'ordine il 2018, il 2020, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003. L'emergenza acqua per le vongole del Delta - conclude l'associazione - si aggiunge a quella rappresentata dal caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante».