Sanità italiana nella top ten mondiale: nono posto per le sue «elevate performance»

Sanità italiana nella top ten mondiale: nono posto per le sue «elevate performance»
Sanità italiana nella top ten mondiale: nono posto per le sue «elevate performance»
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Giovedì 21 Novembre 2019, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 08:06

Il nostro sistema sanitario si posiziona al nono posto della classifica mondiale - dopo Islanda, Norvegia, Olanda, Lussemburgo, Australia, Finlandia, Svizzera e Svezia - per le sue elevate performance come testimoniato anche dallo stato di salute della popolazione, che resta buono nonostante gli stili di vita non sempre salubri e come certificato dall'aspettativa di vita alla nascita (all'ottavo posto nel mondo, 85,3 anni per le donne, 80,8 per gli uomini nel 2017). Le criticità tuttavia non mancano. Emerge dal primo studio a livello nazionale del Global Burden of Disease (GBD) Study, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health e coordinato dall'IRCCS Materno-Infantile Burlo Garofolo di Trieste.

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In questo lavoro la qualità della sanità dei vari paesi è stata misurata con l'indice
HAQ” (health access and quality index) che tiene conto di diversi parametri di qualità e accesso alle cure. Lo studio ha confrontato anche i cambiamenti nel tempo delle perfomance del Servizio Sanitario Nazionale (in particolare dal 1990 al 2017) - usando indicatori come la mortalità, le cause di morte, gli anni di vita persi e quelli vissuti con disabilità, l'aspettativa di vita alla nascita e molto altro.

«Ne emerge un quadro globalmente positivo - riferisce all'ANSA Lorenzo Monasta dell'IRCCS, primo autore del lavoro - pur con alcune criticità: per esempio la popolazione sta invecchiando rapidamente poiché in Italia abbiamo uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo (1,3%) e una tra le più alte speranze di vita; questo sta cambiando il panorama epidemiologico delle malattie, aumenta il carico delle patologie croniche dell'invecchiamento, da problemi di vista e udito all'Alzheimer e altre demenze (gli anni di vita con disabilità legati alle demenze sono aumentati del 78% dal 1990 al 2017 e i decessi per Alzheimer sono più che raddoppiati, +118%).

 


L'altro aspetto significativo - continua - è che dal 1990 ad oggi è aumentata gradualmente la spesa privata del cittadino per la salute, di pari passo a una riduzione del finanziamento pubblico alla salute, riduzione che, quindi, non è frutto di una aumentata efficienza del servizio sanitario». In particolare, rileva l'esperto, dal 2010 al 2015 il finanziamento statale in rapporto al PIL è sceso dal 7% al 6,7%, mentre nello stesso arco di tempo la spesa privata per la salute è passata aumentato dall'1,8% al 2%. Inoltre la spesa complessiva per la salute in rapporto al PIL dal 1995 è aumentata dell'1,15%, aumento assorbito, però, non dalla spesa pubblica, ma da quella privata. La ricerca mette anche in luce che dal 1990 al 2017 i tassi di morte per patologie cardiovascolari si sono ridotti del 54%, quelli per tumore del 28%, quelli per incidenti stradali del 62%.

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Tuttavia ancora i cattivi stili di vita fanno molte vittime: ad esempio nel 2017, circa 44.400 decessi per tumore sono stati attributi al fumo, 12.000 al consumo di alcolici, 9.500 a sovrappeso e obesità, mentre ben 47.000 decessi per malattie cardiovascolari potrebbero essere attribuiti al colesterolo alto, 28.700 all'alimentazione povera di cereali integrali, 15.900 alla scarsa attività fisica. «La salute degli italiani è in continuo miglioramento, e possiamo ancora vantare un Sistema Sanitario tra i migliori al mondo - sottolinea l'esperto. Tuttavia da questa analisi vediamo che le sfide per il futuro sono molte, dall'aumento del peso delle patologie dell'invecchiamento, alla rilevanza dei fattori di rischio comportamentali, alla riduzione delle risorse pubbliche per il Sistema Sanitario che ne mettono a repentaglio l'efficienza.
Dal 2021 - conclude Monasta - potremo contare su stime a livello regionale che ci consentiranno di fare un'analisi dettagliata delle disuguaglianze geografiche sia in termini di peso delle malattie, sia di performace del servizio pubblico»

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