Uno dei testi più affascinanti di Pirandello giunge nella stagione di Pesaro capitale: “La vita che ti diedi” con la regia di Stéphane Braunschweig e un cast composto da Daria Deflorian, Federica Fracassi, Cecilia Bertozzi, Giulia Odetto, Fulvio Pepe, Enrica Origo, Caterina Tieghi, Fabrizio Costella. La vita che ti diedi, scritta nel 1923, è la tragedia più struggente del grande drammaturgo siciliano sul tema della maternità e del lutto. L’opera, concepita da Pirandello per Eleonora Duse, non venne mai recitata dall’attrice. Teatro Rossini, inizio spettacoli: giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17.
Il tabù
Un’opera bellissima e struggente, ma tra le meno rappresentate: «Forse perché è un tema che Pirandello stesso giudicava “tragedia”», afferma Federica Fracassi. «In un certo senso affronta un tabù potente come la morte di un figlio e credo che questo tema allontani un po’ il pubblico che vuole “divertirsi” a teatro». Dipende sempre poi dalla messinscena: «Diciamo che in questo caso Braunschweig, il regista, lo ha affrontato di petto e con un’attrice giusta, come Daria Deflorian: è un melodramma e lui è stato bravo a gestire tutte noi con asciuttezza, senza lasciare spazio al “lamento”. Seguendo anche la drammaturgia di Pirandello, per il quale i personaggi non si lamentano mai. La protagonista crede fermamente nella sua verità per affrontare il dolore: una verità scambiata per follia, ma vissuta in maniera molto lucida».
Il senso della tragedia
Forse è proprio questo il senso della tragedia di Pirandello: «È una donna lucida che spiega la sua posizione compiendo un’operazione sottile: suo figlio è morto quando è partito, quando se ne è andato via di casa.
Il cast
Il merito del regista è stato anche quello di creare un ambiente di lavoro fantastico con attrici al loro agio: «Una squadra che funziona», prosegue Fracassi, «che lavora bene insieme. Conoscevo Daria da anni e sono felice di averci lavorato finalmente insieme ed entrambe abbiamo un percorso da protagoniste. Ma Braunschweig ha dedicato a tutte noi la stessa attenzione. Questo lavoro mi ha educato tantissimo, nella grande attenzione alla scena e ai compagni. È un’esperienza molto bella, sono sempre un’attrice partita dall’off e mi trovo ad affrontare dei classici. Ma sia io che Daria abbiamo un pensiero diverso dall’essere prima donna, entrambe siamo abituate al teatro di ricerca, dove la riuscita dello spettacolo è più importante del singolo».