Troppo sonno, il disturbo che rende stanchi per tutta la giornata. Ecco come riconoscerlo e perché è difficile da diagnosticare

Si chiama Ipersonnia idiopatica: ecco perché c'è bisogno di sonnellini frequenti durante il giorno

Ipersonnia idiopatica, il disturbo che rende stanchi per tutta la giornata. Ecco come riconoscerla e perché è difficile da diagnosticare
Ipersonnia idiopatica, il disturbo che rende stanchi per tutta la giornata. Ecco come riconoscerla e perché è difficile da diagnosticare
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Martedì 9 Aprile 2024, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 14:27

Al mattino fai fatica ad alzarti dal letto e poi hai sonno per tutto il resto della giornata? Potresti non aver dormito a sufficienza oppure essere semplicemente un pigrone, ma non sempre è così: per qualcuno, infatti, si potrebbe trattare di un segnale di ipersonnia idiopatica, una condizione molto difficile da diagnosticare, soprattutto perché può facilmente essere confusa con molti altri disturbi. Vediamo quali sono i segni più comuni, come riconoscerla e se è possibile curarla. 

I segni più comuni

Le persone che soffrono di ipersonnia idiopatica possono avere frequentemente bisogno di sonnellini durante il giorno anche dopo aver dormito più di dieci ore di notte. I casi più gravi possono arrivare a dormire fino a 18 ore nell'arco della giornata. Altri sintomi possibili sono confusione mentale, difficoltà a svegliarsi, mal di testa, distrazione: tutto questo perché l'eccessiva stanchezza porta le persone a fare dei micro-sonni che durano pochi secondi, senza accorgersene, mentre svolgono le loro attività quotidiane. «L'ipersonnia idiopatica è una condizione sottovalutata e spesso invalidante», afferma il dottor Paul Reading, neurologo ed esperto di ipersonnia: «Interferisce con tutti gli aspetti della vita sociale, educativa e professionale». Tra i principali problemi di questo genere di ipersonnia c'è il fatto che viene facilmente confusa con altre condizioni, come la depressione.

Ciò comporta che le persone colpite finiscono per assumere farmaci di cui non hanno bisogno, che causano effetti collaterali. Oppure, capita che questi problemi vengano liquidati come “pigrizia”.

Una diagnosi difficile

Identificato per la prima volta negli anni '70, l'ipersonnia idiomatica colpisce circa un adulto su 25 mila, anche se probabilmente sono molti di più, quasi uno su 5.000. Il dottor Reading spiega al Mail Online: «È leggermente più comune nelle donne, con un picco di incidenza negli adolescenti, anche se spesso non viene diagnosticata per molti anni. La diagnosi, infatti, avviene solo quando sono state escluse altre possibilità, dal momento che non sappiamo davvero a cosa sia dovuto questo genere di ipersonnia e infatti, dalle scansioni cerebrali emerge che i centri neurologici del sonno sono tutti nella norma». L'eccessiva sonnolenza diurna è una condizione piuttosto comune, dal momento che può essere legata a un'insufficiente qualità o quantità del sonno, che a loro volta dipendono da svariati fattori. Dalle apnee notturne a disturbi neurologici come la “narcolessia”, o ancora l'uso di determinati farmaci oppure disturbi psichiatrici.

Come riconoscerla

I soggetti che soffrono di ipersonnia idiomatica hanno solitamente un eccellente sonno notturno, raggiungendo le 9-11 ore, ma necessitano comunque di sonnellini durante il giorno. Un altro segnale sono i micro-sonni, un intervallo di circa tre secondi nel quale qualcuno sembra sveglio, sta svolgendo le sue consuete attività, ma non lo è del tutto. Spesso può capitare di smarrire oggetti in casa o compiere gesti assurdi come mettere le chiavi di casa nel frigorifero. La sonnolenza dell'ipersonnia idiopatica è diversa dalla normale stanchezza che le persone provano dopo aver svolto un'attività mentale o fisica impegnativa. Il dottor Reading aggiunge: «I pazienti spesso fanno affidamento su una serie di sveglie al mattino, proprio a causa dell'estrema fatica che fanno ad alzarsi». La differenza con chi semplicemente «non è mattiniero», è che questo generalmente si sentirà più vigile con il passare delle ore, mentre chi soffre di ipersonnia idiopatica rimarrà stanco tutto il giorno.

Come curarla

Il trattamento dell'ipersonnia idiopatica riguarda solo i sintomi. Oltre agli psicostimolanti (come le anfetamine), esistono farmaci più recenti come il Modafinil (usato per trattare l’ADHD) e il Wakix (usato per la narcolessia). «Questi farmaci più recenti agiscono specificamente sulla parte del cervello che controlla la veglia e hanno meno effetti collaterali rispetto alle anfetamine», afferma il dott. Reading, che spiega: «La maggior parte dei pazienti migliora con i farmaci, ma è relativamente raro raggiungere la normalità». Inoltre, i farmaci usati per trattare i disturbi dell'umore possono influenzare il ciclo sonno-veglia e peggiorare la capacità di svegliarsi al mattino. Uno specialista del sonno può comunque essere in grado di consigliare cambiamenti nello stile di vita che possono aiutare, dall’orario dei pasti al rispetto di determinati orari per regolarizzarsi. «La buona notizia è che nella mia esperienza l'ipersonnia idiopatica migliora man mano che le persone invecchiano», afferma il dott. Reading.

La testimonianza

Sarah Morgan, una 41enne inglese, ha raccontato al Mail Online di aver notato per la prima volta di essere insolitamente stanca durante il giorno durante gli anni di scuola: «Pensavo di essere semplicemente stressata, ma mi sono resa conto che anche dopo una buona notte di sonno era quasi impossibile tenere gli occhi aperti durante il giorno». Questo, infatti, è uno dei sintomi più frequenti dell'ipersonnia idiopatica. Nonostante questa condizione invalidante, Sarah si è riuscita a diplomare, ma senza il massimo dei voti. «Tornavo a casa nel bel mezzo della giornata perché non potevo combattere il disperato bisogno di fare un pisolino, anche se avevo dormito bene la notte prima», ha raccontato. Dopo ripetute visite dal medico di base e diverse analisi del sangue, alla ricerca di qualche patologia che potesse essere collegata a questo costante senso di spossatezza (come l'anemia), a Sarah è stato semplicemente detto che era «giovane e stanca» e quindi di «provare ad andare avanti, cercando di ignorare il problema». È stata la frustrazione di non riuscire a studiare e di non poter avere una vita sociale che ha portato Sarah a rivolgersi a una clinica del sonno, dove è stata visitata proprio dal dottor Reading, che le diagnosticò l'ipersonnia idiopatica. Ha provato a curarsi con i farmaci (anfetamine e Wakix), ma gli effetti collaterali erano troppi e quindi li ha interrotti. Con molta fatica è riuscita comunque a costruirsi una famiglia e avere dei figli. 

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