I ragazzi inviano messaggi anche nel sonno ma non ricordano di averlo fatto

I ragazzi inviano messaggi anche nel sonno ma non ricordano di averlo fatto
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Domenica 9 Dicembre 2018, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 19:20
Un numero crescente di adolescenti e studenti universitari negli Usa (ma il fenomeno sta arrivando anche da noi) si connette con gli amici tramite i dispositivi elettronici come i telefonini anche nel cuore della notte e spesso non ricorda di averlo fatto. I Millennials, insomma, sono sempre più preda dello sleep texting, cioè l'invio di messaggi mentre si sta per prendere sonno o si è ancora addormentati.

Le comunicazioni spedite sono spesso prive di senso, non danno risposte sensate a domande, e sono quindi più che pericolose imbarazzanti. Lo rileva una ricerca condotta su 372 ragazzi dalla Villanova University, pubblicata sulla rivista Journal of American College Health. «La maggior parte non aveva memoria del fatto di aver inviato messaggi o del loro contenuto - evidenzia Elizabeth B. Dowdell, prima autrice dello studio - il fatto di non ricordare non è sorprendente, poiché la ricerca sul sonno ha scoperto che le persone che si svegliano dopo aver dormito per più di qualche minuto non sono in grado di ricordare gli ultimi minuti prima di addormentarsi».

Più di un quarto (25,6%) degli studenti nel sondaggio ha riferito di aver inviato messaggi nel sonno; la maggioranza (72%) ha riferito di non ricordare di averlo fatto.
Lo sleep texting secondo gli studiosi è collegato a un sonno interrotto e ha un'influenza sulla qualità del sonno stesso, che se insufficiente e irregolare oltre a minare il rendimento scolastico e universitario può portare a un significativo squilibrio emotivo, affaticamento e scarsa concentrazione. I cellulari non sono l'unico tipo di tecnologia utilizzata dagli studenti. Secondo gli studiosi andrebbero valutati con attenzione anche laptop, tablet e e-reader. Quando è stata misurata la quantità di sonno durante la settimana rispetto al week end, gli studenti con quattro o più dispositivi tecnologici in camera da letto risultavano dormire significativamente meno di quelli con tre o meno.
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