Circa un quarto dei ricoverati in ospedale con polmonite, secondo uno studio apparso su Lancet, sviluppa complicazioni cardiache e aumenta così del 60% la mortalità a breve termine. A questo si aggiunge il rischio di meningite e sepsi. «Inoltre, anche una volta superata la fase acuta della malattia, le conseguenze possono continuare con una tendenza a sviluppare dispnea, o respirazione difficoltosa», spiega Michele Conversano, presidente di HappyAgeing, Alleanza italiana per l'invecchiamento attivo, e già presidente della Società Italiana di Igiene. «Manca però negli italiani la consapevolezza del rischio e sopratutto la consapevolezza che questo rischio può essere evitato». Tra le polmoniti, le più frequenti sono quelle di origine batterica che derivano dallo Streptococcus pneumoniae, meglio noto come pneumococco.
E proprio contro queste esiste un vaccino che, a partire dallo scorso anno, è offerto gratuitamente a tutte le persone che compiono 65 anni. «Basta effettuarlo una volta per esser protetti tutta la vita - spiega l'esperto - e può essere fatto contestualmente o meno a quello antinfluenzale.
Un motivo in più per vaccinarsi è che proprio lo pneumococco è un batterio che ha sviluppato particolare resistenza agli antibiotici. Quindi la terapia può essere molto lunga e complessa».