L'architetto Leoni: «Togliete le piante dalla piazza, meglio in piazzale D’Annunzio»

L'architetto Leoni: «Togliete le piante dalla piazza, meglio in piazzale D’Annunzio»
L'architetto Leoni: «Togliete le piante dalla piazza, meglio in piazzale D’Annunzio»
di Letizia Francesconi
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Lunedì 6 Maggio 2024, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 15:52

PESARO E’ stato un po’ come scrivere che il “re è nudo”. Sul “Bosco che cammina” con le piante itineranti sistemate in vasi in piazza del Popolo da giorni si è innescato un dibattito che definire intenso è utilizzare un eufemismo. E sulla piazza virtuale dei social il dibattito è bollente. Un po’ come è già successo per le panchine pop in piazzale della Libertà, la torre, la ruota e, da ultima, la statua di Pavarotti in piazzale Lazzarini. Novità che sono sotto gli occhi di tutti e ognuno può dire la sua. Piace? Non piace? Forse tra Alusfera, Biosfera e Bosco che cammina in piazza del Popolo si sta procedendo un po’ troppo nell’affastellamento quasi come se il luogo centrale di Pesaro fosse destinato a un accumulamento seriale, ma al di là dei pareri soggettivi, la presa di posizione di un professionista offre un altro tipo di spaccato.

Lo spaccato

E se il dibattito sulle piante sì, piante no in piazza del Popolo è già acceso, le parole dell’architetto Ferdinando Leoni sono destinate ad alimentarlo. «Per favore siamo seri- il commento postato ieri sulle sue pagine social dal professionista - Togliete velocemente queste piante dalla piazza del Popolo e portatele a dimora in modo che poverette possano sviluppare la loro vegetazione.

Se possibile qualcuna si potrebbe portare in piazzale D'Annunzio e togliere gli oleandri. Grazie».

Il “Cascone”

Va detto che Leoni è l’architetto che ha realizzato piazzale D’Annunzio, la piazza del “Cascone” per intenderci e, tra l’altro è un progettista noto (suo anche il recupero del combo-hotel Vienna che proprio sulla piazza si affaccia, giusto per intenderci). Non solo: il piazzale, in letargo durante l’inverno, è in un punto nevralgico di passaggio durante la stagione balneare, ma un po’ di manutenzione ordinaria va fatta. Tenere pulita l’acqua della vasca del casco Valentino per esempio (ricordate quando il conte Nani Marcucci Pinoli, il proprietario di diversi alberghi tra cui l’Alexander nella stessa zona di Levan//te, si è messo a rimuovere i rifiuti?).

La manutenzione

Ma anche dare una sistemata all’arredo verde. Gli oleandri, che pure resistono allo smog in autostrada, soffrono, così come il Comune dovrebbe togliere quei teli grigi che sono stati messi per evitare la crescita di piante erbacee. Il tutto per dire che le parole del professionista, come un sasso in uno stagno sono destinate a far discutere, anzi già lo stanno facendo. E a stretto giro di posta ieri pomeriggio gli ha risposto, sempre via social, il consigliere comunale dem Michele Gambini che ha curato e portato avanti il progetto del “Bosco che cammina».

Il distinguo

«Non sono piante abbandonate - spiega - altre ne arriveranno in via San Francesco. Ce ne sono altre 40 dentro la caserma, quelle tarderanno ancora 10 giorni. Che non piacciano le piante è ovviamente legittimo. Si tenga conto che sono la metà delle piante che arriveranno in piazza. A me sembra che siano elementi con una capacità sorprendente di reinterpretare lo spazio, compresi i cassoni, che sono cubi di canapa oggettivamente grandi ma potenti anche per questo. Non è un progetto di risistemazione della piazza, è un'installazione che deve decostruire la percezione dello spazio per creare un luogo diverso, ovviamente provvisorio».

Nel dettaglio

A mio parere - chiosa Gambini - pur in formazione ancora ridotta, ci sta riuscendo. Si tratta di piante che sono state tutta la loro vita in vaso e solo grazie a questo progetto saranno "liberate" a terra, a ottobre al Santa Marta, dove quello che è un deserto sterile diventerà un parco. Stiamo già lavorando la terra per prepararla».

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