Ranieri Guerra: «L'Oms non ha cambiato idea, rari i contagi da asintomatici»

Ranieri Guerra (Oms): «L'Oms non ha cambiato idea, rari i contagi da asintomatici»
Ranieri Guerra (Oms): «L'Oms non ha cambiato idea, rari i contagi da asintomatici»
di Lucilla Vazza
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 11:28

Mascherine anche all'aperto, guanti dannosi, asintomatici non contagiosi e poi farmaci bloccati, in seguito riabilitati. Nelle ultime settimane l'Organizzazione mondiale della sanità ha detto tutto e il contrario di tutto. Abbiamo chiesto al direttore aggiunto dell'Oms, Ranieri Guerra, di aiutarci a fare chiarezza.

In questi mesi l'Oms ha comunicato in modo controverso, cambiando spesso le raccomandazioni, i cittadini fanno fatica a capire
«La comunicazione non è di mia competenza. Molti colleghi dell'organizzazione parlano in modo molto tecnico, quantitativo, come si parla ai computer, me ne rendo conto E poi diciamola tutta, qualunque cosa si affermi, ci sarà sempre qualcuno scontento. L'epidemia evolve e l'Organizzazione è in aggiornamento continuo: quello che emerge non è un atto granitico o immutabile. Le conoscenze sono utilizzate in raccomandazioni che per forza di cose sono spesso generiche, tocca agli Stati mettere a punto la propria strategia sulla base della propria situazione epidemiologica. Le cose poi vanno lette fino in fondo per come vengono scritte. Non possono essere interpretate con informazioni di seconda o terza mano, che passano magari da una traduzione inappropriata. Sulle mascherine l'organizzazione ha sempre detto la stessa cosa: in certe situazioni sono indispensabili (operatori sanitari, pazienti eccetera), in altre non sono raccomandabili, ma possono essere utili nel momento in cui non si riesce a tenere la distanza di sicurezza. Per fare un esempio, nei supermercati facendo acquisti non sempre si può mantenere la distanza di un metro e allora è altamente raccomandabile la mascherina. Lo stesso vale per i guanti, se non usati correttamente non sono utili».

Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell'Oms, ha lanciato una bomba dicendo che gli asintomatici non sono contagiosi. Ci fa la capire bene cosa ha voluto dire?
«Facciamo un esempio, su 100 contagi, quanti sono causati da un vero asintomatico? E per vero asintomatico va considerato chi non sviluppa nemmeno un sintomo blando, un po' di raffreddore, due linee di febbre, un accenno di congiuntivite. Quelli che non hanno niente di niente non sono frequentissimi e il contributo che danno ai nostri cento casi è veramente minimo. I criteri sono molto stringenti: basta un sintomo anche piccolo per classificarli come paucisintomatici. Il paucisintomatico è più contagioso dell'asintomatico vero, ma molto meno di chi ha sintomi forti. Il volume di ammissione virale è tanto più grave, quanto più è seria la condizione clinica. C'è poi un altro studio che riguarda i ragazzini in età scolare».

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Che avete capito sui bambini?
«Anche su questo c'è dibattito, ma non possiamo prendere una posizione fin quando non ci saranno le evidenze conclusive. L'elemento cautelativo dice che il bambino contagia e si contagia. Lo fa quanto un adulto? Non lo sappiamo. C'è una coorte importante su cui sono in corso studi seri, ma i risultati arriveranno a dicembre, non in tempo utile, purtroppo, per l'avvio dell'anno scolastico. La scienza ha i suoi tempi».

La scienza però in questo periodo fa qualche pasticcio: per esempio su clorochina e idrossiclorochina, bloccate dall'Oms per due articoli scientifici e poi riautorizzate perché gli stessi sono risultati inattendibili.
«Il problema della letteratura sul Covid è che si accelera le pubblicazione di dati che potrebbero essere importanti e che non possono aspettare i tempi della peer review (la revisione da parte di altri scienziati pari). Alcune riviste hanno scelto di pubblicare lavori interinali esterni, ma poi fanno le verifiche. È inevitabile che su oltre 20mila articoli in 4 mesi qualcuno sia di qualità discutibile. Questa vicenda è prova dell'onestà intellettuale della ricerca scientifica, che fatti i debiti controlli ha ritirato gli articoli».
 



Oggi, dopo tutte le critiche, qual è il ruolo dell'Oms?
«L'Oms sta proteggendo il bene globale sullo sviluppo del vaccino, dei trattamenti, della diagnostica, che non possono essere oggetto di commercio o di selezione sulla distribuzione. Garantisce lo sviluppo di competenze sul Covid-19, con la nascita di un'Accademia a Lione. Raccoglie fondi, anche da privati, e li traduce in strumenti a disposizione dei sistemi sanitari deboli, soprattutto in Africa».

Se lei potesse cosa cambierebbe nell'Organizzazione?
«Non è assolutamente in mio potere, ma l'unica cosa che cambierei è il sistema di finanziamento. Il finanziamento obbligatorio degli Stati membri, quello che consente all'Oms di programmare e di eseguire i suoi compiti, è fermo da 15 anni. Stiamo parlando di un'organismo che consuma 1,2-1,5 miliardi di dollari l'anno, un grosso policlinico ha più soldi dell'Oms».
 

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