Dopo aver toccato il picco della circolazione, il virus influenzale batte in ritirata, ma la conta delle vittime aumenta. Salgono a 95, dall'inizio della stagione, le persone morte a causa di complicanze legate all'influenza. Mentre gli italiani allettati sono finora 6 milioni, già un milione in più rispetto a quelli stimati. A fare il punto è il Sistema di Sorveglianza Epidemiologica dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nell'ultima settimana monitorata (11-17 febbraio 2019) sono stati circa 663.000 i contagi, in calo rispetto ai 771.000 della precedente, ma la circolazione del virus si mantiene a un livello di incidenza di media intensità (11 casi per mille assistiti).
Donna muore di influenza a Treviso. Ora è allarme per il virus della suina
Influenza activity is widespread in the European Region. Among hospitalized influenza virus-infected patients admitted to ICU wards, 37% of influenza A viruses were subtyped; of these 76.2% were A(H1N1)pdm09 virus. (ECDC/WHO) https://t.co/2CrWt8m119 #griep #influenza pic.twitter.com/2ny4OA4XXx
— Gert van der Hoek (@GertvanderHoek) 22 febbraio 2019
La proporzione dei casi gravi rispetto al totale è però quest'anno abbastanza alta, circa uno su 1000: da ottobre 2018 sono stati infatti 516 le persone con influenza ricoverate in terapia intensiva a causa di complicanze di tipo respiratorio acuto, tra cui anche 7 donne in gravidanza e 95 deceduti. «Ciò - chiarisce Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Iss - è dovuto al fatto che quest'anno ha girato soprattutto l'H1N1, il virus di origini suine che aveva provocato la pandemia del 2009 e che è particolarmente aggressivo, soprattutto per gli anziani». Il 62% dei casi gravi è di sesso maschile e il 91% over 50 anni. L'82% aveva almeno una condizione di rischio preesistente, come diabete, tumori, malattie cardiovascolari o respiratorie croniche. In 8 casi su 10, non erano vaccinati.
«Questo significa - prosegue Rezza - che si tratta di complicanze e decessi per lo più evitabili con il vaccino antinfluenzale: poiché, anche nei rari casi in cui non impedisce il contagio, comunque fa sì che sia meno aggressivo».