Coronavirus, test del vaccino sull'uomo: primi volontari tra 18 e 45 anni e senza patologie

Coronavirus, test del vaccino sull'uomo: volontari tra 18 e 45 anni e senza patologie
Coronavirus, test del vaccino sull'uomo: volontari tra 18 e 45 anni e senza patologie
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Lunedì 16 Marzo 2020, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 09:02

Coronavirus, primo test su un essere umano negli Stati Uniti per un vaccino anti Covid-19. I ricercatori, si apprende dalla Associated Press, lo hanno somministrato in via sperimentale ad un volontario di Seattle, una delle aree più colpite negli Usa. L'esperimento è partito al Kaiser Permanente Washington Health Research Institute di Seattle. Le autorità sanitarie hanno spiegato che ci vorranno da un anno a 18 mesi almeno per validare ogni potenziale vaccino. Il test di Seattle coinvolgerà 45 volontari, tutti tra i 18 e i 45 anni e senza patologie, a cui verranno somministrate dosi differenti l'uno dall'altro. Lo scopo dell'esperimento è vedere se il vaccino comporta effetti collaterali, ed è il primo passo per una sperimentazione più vasta. Il nome in codice del vaccino è 'mRNA-1273' ed è stato sviluppato dall'istituto nazionale della salute (Nih) e dalla società di biotecnologie Moderna Inc. con sede in Massachusetts.

Coronavirus, test su un vaccino Usa: 45 volontari pronti a sperimentarlo



Ricordate poi il farmaco per curare l'artrite? Si sta studiando un altro anti-artrite contro il coronavirus. Dopo le sperimentazioni avviate anche in Italia sul tocilizumab, Sanofi e Regeneron Pharmaceuticals annunciano ora di avere avviato un programma clinico per la valutazione del Kevzara* (sarilumab) in pazienti ricoverati in ospedale con forma grave di Covid-19. «Sono emerse prove scientifiche che suggeriscono come questo medicinale possa essere un'opzione di trattamento potenzialmente importante e questo studio fornirà dati scientifici rigorosi. Prevediamo di avviare rapidamente studi anche al di fuori degli Stati Uniti nelle prossime settimane, comprese le aree maggiormente colpite dalla pandemia come l'Italia», ha dichiarato John Reed, Global Head of Research and Development di Sanofi. Il Kevzara è un anticorpo monoclonale completamente umano che inibisce (come il tocilizumab) l'interleuchina-6 (Il-6) e potrebbe quindi essere in grado di modulare la risposta infiammatoria iperattiva nei polmoni dei pazienti colpiti dal nuovo coronavirus. Il ruolo dell'Il-6 è supportato dai dati preliminari di uno studio a braccio singolo in Cina che utilizzava l'altro anticorpo anti-Il-6.

Lo studio voluto dall'azienda farmaceutica francese inizierà nei centri medici di New York, uno degli epicentri dell'epidemia statunitense di Covid-19, e valuterà la sicurezza e l'efficacia dell'aggiunta di Kevzara alle normali cure di supporto, rispetto alle cure di supporto più al placebo. Il trial multicentrico, in doppio cieco, di fase II-III arruolerà poi fino a 400 pazienti, anche nel nostro Paese come annunciato dalle aziende produttrici. La prima parte recluterà pazienti con grave infezione da Covid-19 in circa 16 centri statunitensi e valuterà l'impatto di Kevzara sulla febbre e la necessità dei pazienti di ossigeno supplementare. La seconda parte più ampia dello studio valuterà il miglioramento degli esiti a lungo termine, tra cui la prevenzione della morte e la riduzione della necessità di ventilazione meccanica, ossigeno supplementare e/o ricovero ospedaliero.

«Per avviare rapidamente questo studio - ha affermato George D. Yancopoulos, cofondatore, presidente e direttore scientifico di Regeneron - abbiamo lavorato a stretto contatto con la Food and Drug Administration e la Biomedical Advanced Research and Development Authority. I dati provenienti dalla Cina suggeriscono che il percorso Il-6 potrebbe svolgere un ruolo importante nella risposta infiammatoria iperattiva nei polmoni dei pazienti con Covid-19. La nostra sperimentazione è la prima controllata negli Stati Uniti per valutare questo effetto. Regeneron sta anche studiando un nuovo cocktail anticorpale per la prevenzione e il trattamento di Covid-19, che speriamo di avere a disposizione per i test umani questa estate». «Oltre agli studi su Kevzara - ha concluso Reed - Sanofi Pasteur, la business unit vaccini, sta sfruttando i precedenti lavori di sviluppo di un vaccino contro la Sars per sviluppare rapidamente un vaccino contro Covid-19».


Anche in Germania stanno studiando un vaccino. CureVac l'azienda biotech tedesca conferma di essere impegnata al massimo «nello sviluppo di un vaccino mirato contro Covid-19». Si tratta di un'azienda biofarmaceutica tedesca con sede a Tubinga e pioniera nel settore degli studi per vaccini e terapie a mRna. L'azienda non conferma invece i «rumors su presunte acquisizioni» o sugli interessi statunitensi trapelati nei giorni scorsi per il suo prodotto ancora in cantiere.

L'azienda in una nota ha assicurato di essere focalizzata nello sviluppo di un vaccino contro il coronavirus con l'obiettivo di «raggiungere, aiutare e proteggere persone e pazienti in tutto il mondo», tuttavia si astiene dal commentare «le speculazioni» e respinge le voci di offerte per l'acquisizione della società o della sua tecnologia. CureVac dunque sta sfruttando la sua «potente piattaforma di vaccini per concentrarsi sullo sviluppo di un vaccino per Covid-19 potente, efficace, sicuro e veloce da produrre». Recentemente l'azienda ha annunciato i risultati di un prodotto contro la rabbia: il suo vaccino è efficace nell'uomo con due dosi da 1 microgrammo (1 milionesimo di grammo). Risultati «incoraggianti in uno scenario di pandemia».

«La Ue ha già sostenuto in passato l'attività di ricerca» della CureVac per trovare un vaccino anti-coronavirus «e la finanzierà di nuovo perchè è cruciale raggiungere questo risultato al più presto per aiutare il mondo intero». Lo ha scritto su twitter la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

«La natura ha inventato meccanismi per attivare il nostro sistema immunitario contro le malattie infettive - commenta Mariola Fotin-Mleczek, Chief Technology Officer di CureVac - Con la nostra esclusiva tecnologia a mRna imitiamo la natura e forniamo al nostro corpo le informazioni su come combattere il virus». Negli anni CureVac ha ricevuto importanti investimenti, tra gli altri dalla Bill & Melinda Gates Foundation.


E anche in Australia, super lavoro per trovare un vaccino con test sui topi. Gli scienziati dell'University of Queensland hanno fatto ricorso a un'innovativa tecnologia detta 'molecular clamp', o 'morsetto molecolarè per neutralizzare le proprietà infettive del virus. Dopo aver sperimentato 250 diverse formulazioni i tre studiosi, Paul Young, Keith Chappell e Trent Munr hanno optato per un vaccino che hanno chiamato S-Spike, che è stato testato su topi da laboratorio presso l'Università stessa in vista di sperimentazioni sull'uomo nei prossimi mesi, con l'obiettivo di essere i primi al mondo a introdurlo sul mercato. Gli studiosi stanno già negoziando con l'autorità di regolamentazione del governo federale Therapuetic Goods Administration e con l'European Medical Association, mentre continua lo sviluppo nel loro laboratorio e presso il Peter Doherty Institute for Infection and Immunity dell'University of Melbourne.

Come la maggior parte delle buone idee - riferisce il quotidiano The Australian - il concetto di molecular clamp è semplice. «Un virus non è altro che un insieme di informazioni genetiche maligne che hanno uno scopo nella vita: trovare un posto dove alloggiare e replicarsi», spiega Keith Chappel. La superficie del virus Covid-19 è irta di cosiddette 'proteine a spillò, compresse come molle fino a quando si legano a una cellula ospite.

La tecnologia utilizza un polipeptide creato in laboratorio - una sequenza di amminoacidi - per bloccare la proteina in posizione compressa e consentire al sistema immunitario di prenderla di mira prima che il virus abbia la possibilità di attivarsi. Un adiuvante, o agente potenziante, viene aggiunto al vaccino per stimolare la risposta immunitaria.
 
 
 

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