ANCONA - I reparti ospedalieri delle Marche sono in affanno. Manca il personale, e le aziende ricorrono sempre più all’aiuto dei medici a gettone. «Ci troviamo nella necessità di dover comunque garantire i servizi - afferma l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini -. Sono le aziende ospedaliere stesse a dirci che se non ci sono i gettonisti non riescono ad andare avanti».
Lo scenario
L’ultima ricognizione risalente alla fine di febbraio scorso riportava uno scenario già preoccupante: nell’Ast 1 di Pesaro Urbino erano in totale 165 i turni mensili nei rispettivi pronto soccorso affidati a medici a gettone (52 turni mensili a Pesaro), 63 a Urbino e 50 a Fano.
Il tetto di spesa
«Il problema è che esiste un tetto di spesa per il personale - spiega Saltamartini - più di un tot non possiamo spendere». E qui la particolarità: perché il tetto di spesa non viene, però, violato se si va ad acquistare servizi sul mercato privato, seppure a costi abbondantemente più elevati. «Perciò non potendo assumere, per via del vincolo di spesa - specifica l’assessore alla Sanità - non resta che andare ad acquistare le prestazioni». Altrimenti ci sono anche altre vie da esplorare. Una la Regione l’ha attuata nei pronto soccorso di Macerata e Civitanova, ovvero il “doppio binario” per separare i codici bianchi e verdi da quelli più gravi avvalendosi di specializzandi e sfruttando un incremento della retribuzione oraria per le prestazioni aggiuntive sia per i medici che per gli infermieri: 100 euro l’ora i primi, 50 euro gli altri.
«Dal mio punto di vista ha dato buoni risultati - commenta soddisfatto Saltamartini -, sebbene parliamo di prestazioni aggiuntive. Dunque il personale sanitario che ha scelto di abbracciare la proposta ha lavorato molto di più». Un dato è certo, però. La disparità di trattamento tra gettonisti e non sta creando forti tensioni all’interno dell’ambiente sanitario.