Mal di testa, Vittoria Belvedere: «Io, 7 giorni al mese messa ko, così ho imparato a conviverci»

Vittoria Belvedere
Vittoria Belvedere
di Katia Ippaso
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Giovedì 9 Luglio 2020, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 23:38

“La mia vita con la cefalea”: potrebbe essere il titolo di un libro scritto da Vittoria Belvedere. Celebre volto televisivo, 48 anni, un debutto da modella e una brillante carriera divisa tra piccolo schermo, cinema e teatro (nell’ultimo suo spettacolo, “Figlie di Eva”, recita a accanto a Maria Grazia Cucinotta e Michela Andreozzi), l’attrice ammette di avere il mal di testa come fedele compagno di vita. Se escludiamo il marito (il produttore Vasco Valerio) e i suoi tre figli, Lorenzo (20 anni), Emma (15) e Niccolò (10) la cefalea è «l’amico che mi porto sempre dietro: alla fine ho imparato a conviverci» .

Quando si è manifestato per la prima volta il sintomo?
«Ne soffro fin da quando ero adolescente. E non c’è mai stata una vera interruzione. Diciamo che non ha voluto mai abbandonarmi. Però si manifesta non più di una volta al mese, e dura una settimana».

Sette giorni su trenta ogni mese?
«Lo so, non è poco. Ma almeno non ne soffro tutti i giorni!».

Altri aspetti positivi?
«Nel tempo ho imparato a considerarla una presenza fissa, come il ciclo mestruale. Quando ho la pancia gonfia e ho molta fame, in genere arriva anche il ciclo mestruale. Ed è la stessa cosa con la cefalea. Arriva un presentimento e con esso il primo antidolorifico. Ma l’antidolorifico non può tutto. In certi momenti, la cosa più importante è avere una persona vicino in grado di comprenderti. Mio marito mi sostiene molto».

Cosa le hanno detto i medici?
«Qualche anno fa io e mio marito abbiamo accompagnato nostro figlio Lorenzo al Bambin Gesù. Diceva di avere un terribile mal di testa che non gli passava. Era un periodo delicato, perché viveva con un certo stress il passaggio dalle elementari alle medie. Il dottore ci chiese: “Qualcuno in famiglia soffre di emicrania?”. Dovetti ammettere che io ne soffrivo. Così lui ci spiegò che “se ci hai sofferto anche una sola volta, ci soffrirai tutta la vita”. Quindi è anche una questione ereditaria» .

Ci sono circostanze precise in cui l’emicrania si manifesta?
«In genere è legata alla stanchezza, ma non necessariamente. Una volta all’anno appare in una forma più forte, a quel punto è difficilissimo stare in piedi, mangiare, fare le cose semplici» .

Le è mai successo sul set?
«Sì, e in quei casi non puoi di certo fermare le riprese. Si va avanti e, lavorando, immergendoti nella tua parte, possono capitare anche piccoli miracoli: stai girando la tua scena e ti dimentichi della sofferenza».

Sembrano soffrirne soprattutto le donne. Perché, secondo lei?
«Perché facciamo tante, forse troppe cose. Alla fine ci rimbocchiamo le maniche perché non possiamo permetterci di stare male. Nel mio caso, provengo da una famiglia calabrese, umilmente legata alla cultura del lavoro. Mi hanno educato che non bisognava perdere tempo con le lamentele. Però riconosco il fatto che sia una patologia sottovalutata e che ancora non è stato trovato il rimedio più efficace» .

Negli anni ha sperimentato rimedi e metodi meno noti che hanno funzionato?
«Quando da ragazza mi preparavo per le sfilate di moda, mi hanno fatto fare un training autogeno che trovo molto efficace in caso di cefalea.

Ti rilassi, chiudi gli occhi e respiri lentamente. Mentalmente, crei un grande cerchio, una specie di arcobaleno di tutti i colori, che simboleggia il tuo mal di testa. Poi visualizzi il movimento del dito che va sopra al cerchio con l’intento di rimpicciolirlo. Man mano ne indebolisci i colori, fino ad annullarli completamente. Giuro che funziona».

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