Aspettativa di vita in calo ora al Sud si muore prima

Aspettativa di vita in calo ora al Sud si muore prima
di Carla Massi
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Martedì 11 Aprile 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 19:37
Era un vanto dell'Italia e degli italiani quello di essere tra i paesi europei più longevi. Un primato che ha portato le donne ad avere un'età media di 84,6 anni e gli uomini a 80,1. Mentre, nel resto d'Europa, lei si aggira sugli 81 e lui sui 77. Siamo stati presi d'esempio per l'assistenza e l'alimentazione. Veri alleati di lungavita. Ma, improvvisamente, nel 2015, inversione di rotta. La curva ha cominciato a scendere (0,2 lui e 0,4 lei). Come dimostra il Rapporto Osservasalute 2016.

IL DISAGIO
Un calo che gli epidemiologi, come hanno iniziato a studiare il fenomeno, non si aspettavano così rapido e così netto. La distanza della durata media della vita delle donne e degli uomini si sta sempre più riducendo. Pur restando a favore delle donne. Certo è che negli ultimi semestri è stata notata, come ha segnalato l'Istat, un piccola ripresa. Ma, purtroppo, lo stato di salute generalizzato della popolazione over 70 è preoccupante per motivi di disagio economico.

Le cause di questo cambiamento si stanno ancora cercando e analizzando. Ma basta incrociare alcuni dati come l'età media in alcune regioni e le malattie più diffuse in tutto il Paese, per capire che le criticità sono lì.

IL PARTO
«Lo stato generale di salute e l'assistenza al Nord cominciano ad essere sempre più lontane da quelle del Sud - denuncia Walter Ricciardi presidente dell'Istituto superiore di sanità che ha presentato il Rapporto - Un cittadino che nasce al Sud ha oggi un'aspettativa di vita di circa tre-quattro anni inferiore a quella del suo coetaneo che nasce al Nord». Fino a non troppo tempo fa, proprio per lo stile di vita e il cibo che veniva portato in tavola, i più anziani vivevano nelle regioni meridionali. A questi nonni i medici di tutto il mondo chiedevano quale fosse il loro segreto, gli ingredienti che non mancavano mai nel piatto. Non a caso un ricercatore americano come Ancel Keys, epidemiologo e studioso di malattie cardiovascolari si stabilì per quasi quaranta anni nel Cilento analizzando accuratamente l'alimentazione della popolazione locale e giungendo alla conclusione che la dieta mediterranea apportava benefici alla salute.

«Il Meridione - insiste Ricciardi - ha di molto indietreggiato, perdendo gran parte dei vantaggi guadagnati dal dopoguerra. Oggi nascere in un ospedale in Tunisia è, per vari aspetti, meglio che nascere in certe regioni del Sud. E questo non è accettabile».

Altro dato importante che emerge da Osservasalute è l'aumento delle malattie croniche che ormai riguardano il 40% della popolazione. L'esordio è intorno ai 50 anni, parliamo di diabete come di ipertensione, contro i 57 di qualche anno fa. Questo, nel quotidiano, vuol dire che il paziente deve stare in cura per molti più anni.

L'ASSISTENZA
«Oggi ci sono due Italie per la qualità dell'assistenza - conferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin - Una è al top nel mondo e l'altra, purtroppo, è in crisi. Riportare l'Italia in crisi a livelli più alti è fattibile a patto di lavorare sulla prevenzione e la programmazione. La nostra battaglia primaria è la lotta all'obesità. L'altra è quella contro le infezioni. Dobbiamo, inoltre, attuare un piano nazionale contro le malattie croniche».

L'ANSIA
L'eccesso di peso, dunque, al primo posto. Colpevole di malattie per i piccoli e per gli adulti. Circa un terzo della popolazione oltre i 18 anni ha chili di troppo, mentre poco più di una persona su dieci è obesa. Situazione che, al Sud, sta diventando quasi un'epidemia. I bambini e gli adolescenti tra i 6 e i 17 anni in sovrappeso sono il 24,9%. Un dato come campanello d'allarme: diminuiscono coloro che non bevono alcol. Era il 34,8%nel 2014 è diventata il 35,6% l'anno dopo.

Un fenomeno che marcia parallelamente all'impennata del consumo di antidepressivi. Attribuibile, secondo gli epidemiologi, a diversi fattori: dall'arricchimento della classe farmacologica di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (come i problemi d'ansia) e «la riduzione della stigmatizzazione delle problematiche depressive».
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