In Italia frenata dei vaccini. I pediatri: «Rischiamo focolai di morbillo»

Un vaccino
Un vaccino
di Graziella Melina
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Venerdì 12 Giugno 2020, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 18:09

Solo dopo il 15 giugno sarà possibile capire quanti sono i bambini che nel periodo della pandemia non sono stati vaccinati. Il Ministero della Salute - che ha avviato un’indagine conoscitiva sull’impatto del Covid 19 sulle vaccinazioni - sa bene però che il problema sussiste e non è da sottovalutare. Lo indica del resto nella stessa circolare firmata da Giovanni Rezza, neo direttore della Prevenzione sanitaria: «Sebbene i servizi vaccinali siano una componente essenziale del servizio sanitario nazionale che dovrebbe essere mantenuta attiva anche durante la pandemia di Covid-19, è stata riportata in letteratura una diminuzione delle vaccinazioni». In realtà, le autorità mondiali avevano lanciato l’allarme già in piena pandemia.

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I RITARDI
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), il 20 marzo aveva pubblicato un documento (“Guidance on routine immunization services during Covid-19 pandemic in the Who European Region”) per fornire un supporto ai Paesi su come effettuare le vaccinazioni in sicurezza. La preoccupazione era palese: Oms, Unicef, il Global Polio Eradication Initiative e il Sabin Vaccine Institute hanno infatti calcolato che da marzo 2020 l’esecuzione delle attività vaccinali di routine è stata ostacolata in maniera sostanziale in almeno 68 Paesi; circa 80 milioni i bambini non protetti da difterite, morbillo e poliomielite. In oltre la metà dei 129 Paesi (53%) in cui i dati sono disponibili, ci sono state interruzioni dei servizi vaccinali da moderate a severe, o una sospensione totale, tra marzo e aprile 2020. «In America - rimarca Rocco Russo, coordinatore del Tavolo tecnico sulle vaccinazioni della Società italiana di Pediatria, confrontando gli ordini settimanali dei vaccini dal 6 gennaio al 6 aprile con quelli dello stesso periodo del 2019 hanno calcolato una riduzione di circa 2 milioni e mezzo di ordini di dosi, e un calo di circa 250mila dosi di vaccino contro il morbillo».

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I DANNI
In Italia, durante la pandemia - come emerge anche da un’indagine di Cittadinanzattiva - le vaccinazioni obbligatorie sono state sospese in quasi tutte le regioni. «Non è accettabile - denuncia Russo - che i centri vaccinali siano stati in parte chiusi o che siano state addirittura posticipate le vaccinazioni a data da destinarsi». A preoccupare, e non poco, i pediatri sono proprio i danni legati ai ritardi della profilassi. «Se nel tempo si accumulano soggetti suscettibili non vaccinati, nel caso di un focolaio si sviluppa una epidemia. Il morbillo è quello che avvertiamo in misura maggiore come rischio, perché i piccoli focolai sul territorio li abbiamo». Tra le patologie che mettono in serio pericolo i bimbi c’è poi la pertosse. «Nei neonati, se si sviluppa questa malattia, si hanno una serie di complicanze molto rilevanti che potrebbero portare anche al decesso». Un ritardo nella vaccinazione, inoltre, potrebbe compromettere addirittura l’efficacia della profilassi. «I vaccini sono dei prodotti studiati per far sì che l’organismo abbia la possibilità di formare, gradualmente nel tempo, adeguati anticorpi. L’intervallo fra le dosi è importante: non può essere anticipato, né posticipato, perché altrimenti non gli si permette di garantire una adeguata risposta anticorpale. Come dimostrano gli studi, dunque, l’efficacia della vaccinazione è garantita solo se si rispettano gli intervalli indicati per ciascun vaccino. E’ dunque fondamentale che il bambino venga vaccinato il più presto possibile».

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RISCHIO INGORGO
Ma ora occorrerà superare un altro ostacolo: dopo la sospensione delle attività per la pandemia, «le richieste saranno talmente tante che le vaccinazioni dovranno essere spalmate nel tempo e il ritardo così si allungherà ancora di più». Ecco perché, ribadisce Fabio Mosca, presidente della Società italiana di neonatologia, «bisogna dire ai genitori che non bisogna perdere altro tempo. I centri vaccinali sono posti sicuri: i percorsi sono differenziati e il monitoraggio è attento. Non si deve assolutamente ridurre il numero dei bambini vaccinati».

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