Lazio, l'assessore alla Sanità D'Amato: «Se la curva risale, si richiude: mascherine per tutto il 2020»

Lazio, l'assessore alla Sanità D'Amato: «Se la curva risale, si richiude: mascherine per tutto il 2020»
Lazio, l'assessore alla Sanità D'Amato: «Se la curva risale, si richiude: mascherine per tutto il 2020»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 20 Maggio 2020, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 11:19

«Gli effetti della ripartenza li vedremo tra quindici giorni. Quindi calma. E avanti con i tamponi». Nel giorno in cui il Lazio scivola ai minimi sul fronte contagi, con appena 20 nuovi casi in tutta la regione, l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, non si lancia in sperticati annunci da pericolo scampato. Anzi. «Nessuno se lo augura, ma ci può essere una seconda ondata. E dobbiamo farci trovare pronti». Nel frattempo non bisogna deragliare dalle regole Covid-19, dice l'uomo che ha governato l'emergenza nella giunta Zingaretti: «Con le mascherine e le altre misure dobbiamo imparare a convivere. Fino alla fine del 2020, almeno. Aspettando un vaccino o una cura».
Assessore, tutti ci auguriamo che la curva dei contagi continui a scendere. Ma se non fosse così, quand'è che suonerebbe il campanello d'allarme? O meglio: qual è il numero che farebbe scattare di nuovo le chiusure nella regione?
«Il principale indicatore è il coefficiente di replicazione del virus: quando è superiore a 1 scatta l'alert. Significa che ogni positivo può contagiare almeno un'altra persona. Oggi è sotto lo 0,5. Se si torna sopra l'1, interveniamo. Molto poi dipenderà dal tipo di contagio in atto: se sarà all'interno di un cluster chiuso o in contesti aperti. Per questo abbiamo iniziato a rafforzare i servizi di contact tracing».
I famosi detective del virus: cercano chi è entrato in contatto con i positivi.
«Esatto. Dobbiamo tracciare, testare e trattare. Oggi la situazione è sotto controllo e il rischio è basso. Ma questo è un virus subdolo e i focolai si riaccendono con facilità. Per questo gli hub negli ospedali rimarranno tutti operativi. Dobbiamo essere pronti con i posti letto e le terapie intensive, se ci sarà una seconda ondata.
Ora la media giornaliera dei tamponi è di 4-5mila al giorno. Fino a quando si andrà avanti a questo ritmo? E quali scorte ha la Regione?
«Proseguiremo fino all'inverno, anche perché già dall'autunno avremo una sovrapposizione con l'influenza stagionale, per cui abbiamo raddoppiato le dosi del vaccino, ne avremo 2,2 milioni. Per i tamponi, in tutto il mondo scarseggiano i reagenti, si sa, ma abbiamo scorte sufficienti. Oggi in 9 casi su 10 l'esito è negativo, ma vanno scovati tutti gli asintomatici».
La sperimentazione dei test sierologici è partita, riguarderà 300mila persone. Dopo il personale sanitario, le Rsa e le forze dell'ordine, si allargherà ad altre categorie?
«È possibile, ma intanto sottolineo un dato: nel Lazio avremo una platea pari a quella dell'intera Germania. Trecentomila prelievi, tutti venosi, non sui polpastrelli, perché hanno un'affidabilità molto pià alta. È il numero più consistente d'Italia».
Torniamo ai tamponi: finora la Regione ha allestito 18 drive-in. In estate ce ne saranno altri, magari vicino alle spiagge?
«Alcuni comuni del litorale lo hanno chiesto, come Fiumicino, è un'idea che potremmo prendere in considerazione. In ogni caso, il tampone scatta dopo il test sierologico e con la prescrizione del medico».
Quando si capirà l'andamento effettivo dei contagi dopo le riaperture?
«Gli effetti del 4 maggio li stiamo vedendo già in questi giorni: pochissimi, solo qualche focolaio. Quelli del 18 li vedremo tra un paio di settimane. Ora è fondamentale tenere basso il coefficiente di replicazione del virus, per questo bisogna rispettare tutte le regole. Qualche variazione ci sarà, per via della mobilità in aumento o per il semplice fatto che si torneranno a visitare gli amici».
Fino a quando dovremo convivere nella nostra regione con le misure di sicurezza? L'obbligo di mascherina, gli ingressi contingentati nei locali e sui mezzi pubblici...
«Fino a fine anno, forse anche di più. Dobbiamo abituarci in attesa di un vaccino o di una cura. Su questo fronte, il Lazio è in prima linea con lo Spallanzani, ma i tempi non sono rapidissimi. Capisco che soprattutto col caldo è difficile tenere la mascherina e lo dico io che porto anche gli occhiali, si appannano... Ma sono precauzioni decisive. Anche con l'aria condizionata tocca stare attenti. Con la facoltà di Ingegneria della Sapienza, forniremo indicazioni sul corretto utilizzo dei condizionatori: in un luogo chiuso possono amplificare l'attività virale. Nei locali, bisogna evitare un getto diretto dell'aria sui clienti».
Da lunedì, appena scattate le riaperture, sui trasporti pubblici si sono visti pericolosi affollamenti. È preoccupato da possibili focolai?
«Il tema dei trasporti è centrale. Vanno sorvegliati attentamente, bisogna fare in modo che gli accessi siano davvero contingentati e che siano aumentati i mezzi. Stare in metro o in autobus affollati non aiuta a contrastare il virus, anzi: è una modalità che porta al rischio concreto di aumento dei casi. In generale tutti i luoghi di aggregazione possono essere pericolosi, quelli al chiuso di più. Quelli al chiuso, con l'aria condizionata più di tutti. Vale pure per i centri commerciali: è meglio non andarci solo per passare un pomeriggio afoso».
 

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