Coronavirus, «donare fa la differenza per Gemelli e Spallanzani»

Coronavirus, «donare fa la differenza per Gemelli e Spallanzani»
Coronavirus, «donare fa la differenza per Gemelli e Spallanzani»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 26 Aprile 2020, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 07:56

«In tanti hanno ancora bisogno dei respiratori. Continuate a sostenerci come avete fatto fino ad ora: è il momento più importante, perché il nostro lavoro non si ferma un minuto, continuiamo ad essere in trincea. E il vostro aiuto è fondamentale». Giuseppina Liuzzi, specialista di malattie infettive dello Spallanzani, parla in un attimo di pausa dalla lunga «apnea» di questi mesi di lotta al coronavirus. Una guerra che vede proprio nello Spallanzani, insieme al Policlinico Gemelli, i due baluardi della Capitale contro il morbo. Da oltre un mese, senza sosta, i lettori del Messaggero continuano a donare per i due ospedali romani. Una gara di solidarietà che porta migliaia di firme e contributi, con l'obiettivo di comprare nuovi ventilatori polmonari e di rafforzare le terapie intensive. Sono le uniche armi in grado di scongiurare gli scenari più nefasti, come quando bisogna decidere chi salvare. Dodici respiratori sono già stati acquistati, dopo la donazione dei primi 200 mila euro. Insieme alle altre testate della Caltagirone Editore si è raggiunto il traguardo di un milione di euro destinato, come prima tranche, ad alcuni tra i più importanti ospedali del Paese. E ora la nostra sottoscrizione va avanti.
NEMICO SCONOSCIUTO
«Negli anni 80 ho affrontato l'Hiv - continua l'esperta dello Spallanzani - Ma quella del Covid è stata un'esperienza completamente diversa. Ci ha segnato tutti. Senza retorica, sono stati mesi durissimi, ci siamo trovati difronte a un nemico sconosciuto che si moltiplica in tempi record e che può far peggiorare drasticamente le condizioni dei pazienti nel volgere di poche ore». Mentre la ricerca continua, alcuni punti fermi ci sono, rimarca Liuzzi: la terapia intensiva. «Fa la differenza per la sopravvivenza dei pazienti. Quando vanno in insufficienza respiratoria - e capita ai giovani come agli anziani - non possono più essere assistiti in un reparto normale. La terapia intensiva diventa indispensabile, perché è l'unico luogo dove può essere garantita un'assistenza ventilatoria. Non significa solo intubare il paziente, ma aiutarlo con tutti gli strumenti a far respirare i polmoni mentre sono aggrediti dal virus. Per questo è decisivo ampliare i posti in questi reparti». Grazie al fiume di donazioni dei lettori del nostro giornale, conclude l'infettivologa, «non ci siamo mai sentiti soli. Non vi fermate adesso. L'infezione non è sconfitta».
 

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