Coronavirus, «a Milano circolava già da gennaio». In Lombardia 1.200 contagiati un mese prima del Paziente 1 a Codogno

Coronavirus, «a Milano circolava già da gennaio». In Lombardia 1.200 contagiati un mese prima del Paziente 1 a Codogno
Coronavirus, «a Milano circolava già da gennaio». In Lombardia 1.200 contagiati un mese prima del Paziente 1 a Codogno
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Coronavirus, a Milano il Covid19 circolava già da gennaio e in Lombardia si contavano già 1.200 persone contagiate, un mese prima del Paziente 1 a Codogno. Un mese preso in esame dalla task-force sanitaria della Regione Lombardia, nel quale almeno 160 persone avevano già contratto il virus tra Milano e provincia, secondo il Corriere, con circa 1.200 in tutta la Lombardia. All'inizio i sintomi del coronavirus vennero scambiati per la coda dell'influenza con il Covid19 che si diffondeva senza essere intercettato.

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Il 26 gennaio, dunque, viene considerato il "giorno 0" ed è altamente probabile che ci fossero già i primi 46 casi di Covid19 a Milano, 543 in tutta la Lombardia, secondo Il Corriere, che riporta anche i grafici dell'analisi della task force della Regione Lombardia. L'analisi è contenuta in un grafico che analizza la "distribuzione della curva di inizio dei sintomi per i casi positivi".

I tamponi per la ricerca del coronavirus iniziano a registrare casi positivi dal 21 febbraio, quando in Italia si realizza che l'epidemia è arrivata. Se si guarda dunque al progressivo aumento dei contagiati, la curva comincia a salire appunto dal 21 febbraio e s'impenna fino ai 74.348 infettati in Lombardia al 28 aprile.

Mano a mano che i pazienti positivi sono stati scoperti e certificati con i tamponi, è stato chiesto loro quando avessero avuto primi sintomi e il fatto che i tecnici della Regione Lombardia collochino proprio in quel singolo giorno l'inizio dei sintomi per un numero di pazienti molto alto rispetto alle tre settimane successive è probabilmente frutto di un arrotondamento.
«Per tutti i pazienti certificati Covid-positivi a fine febbraio e che, nella loro memoria, collocavano l'inizio dei sintomi molto indietro nel tempo, sarebbe stata identificata quella data come termine massimo oltre il quale non era possibile retrocedere i primi sintomi», conclude Il Corriere.

 
 
 

 
 
 

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