Contagi Covid, allarma la Francia: stretta su romeni e bulgari

Contagi, allarma la Francia: stretta su romeni e bulgari
Contagi, allarma la Francia: stretta su romeni e bulgari
di Mauro Evangelisti
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Sabato 25 Luglio 2020, 07:07 - Ultimo aggiornamento: 09:04

Chi arriverà in Italia dalla Romania e dalla Bulgaria dovrà rispettare un periodo di isolamento di 14 giorni. Lo ha deciso il ministro della Salute, Roberto Speranza, che, dopo avere incontrato Luigi Di Maio (Esteri), ha firmato un'ordinanza e spiegato: «Questa misura è già vigente per tutti i Paesi extra Eu ed extra Schengen. Il virus non è sconfitto e continua a circolare. Per questo occorre ancora prudenza e attenzione». Ma a preoccupare è tutto lo scenario europeo: in Francia la Direzione Generale della Salute di Parigi, ha avvertito che si sta «tornando a livelli paragonabili a quelli della fine del periodo del confinamento», con un netto aumento di casi (1.130 in 24 ore). Anche la Spagna è vicina a quota 1.000 infetti giornalieri.

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Il caso Romania e Bulgaria, però, ha una valenza particolare per l'alto numero di persone di questi Paesi che lavorano in Italia, anche come badanti, dunque a contatto con i più fragili. Il Lazio sta pensando di organizzare una campagna di test sierologici alla stazione Tiburtina dove arrivano i bus che partono dall'Est. Il provvedimento di Speranza è una prima risposta. Questo tipo di indicazione - che vale per chiunque entri nel nostro Paese arrivando da Romania o Bulgaria, dunque anche per italiani che sono stati a Bucarest o Sofia - ha elementi di difficile applicazione. Romania e Bulgaria fanno parte dell'Unione europea (ma non rientrano nel trattato di Schengen), dunque i controlli alle frontiere sono complessi.

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DIMENSIONI
C'è inoltre un problema di numeri: secondo l'Istat in Italia risiedono 1,2 milioni romeni e 60mila bulgari (esclusi ovviamente gli irregolari). Solo nel Lazio i cittadini romeni sono 231mila. Ma c'è un altro nodo: una percentuale alta lavora come badante. In quarantena dovrebbe restare nell'indirizzo di residenza: spesso è la casa della persona a cui presta assistenza. Questo comporta come rischio il contagio di soggetti fragili, anziani o persone non autosufficienti. Andrea Zini, vicepresidente di Assindatcolf (associazione dei datori di lavoro domestico), mercoledì scorso ha inviato una lettera al presidente del Consiglio e ai ministri della Salute e degli Affari regionali, in cui spiega: «Solleviamo il problema del rientro in Italia dei lavoratori domestici stranieri, anche appartenenti ai Paesi Ue, per i quali non esistono restrizioni sanitarie, con l'esplicito obiettivo di tutelare le categorie più vulnerabili della società, come anziani, disabili e malati, e contenere il diffondersi del contagio da Sars-CoV-2». Zini, citando l'esempio del Veneto, chiede per questi lavoratori che rientrano dal loro paese - colf, badanti, baby sitter - «l'obbligatorietà e la gratuità del tampone rino-faringeo per la ricerca di Sars-CoV-2: l'unica misura in grado di tutelare le persone fragili». Anche il Lazio sta pensando a questo tipo di soluzione, ma dal punto di vista dell'applicazione pratica ha varie controindicazioni: se si organizzano check-point per gli esami a Tiburtina all'arrivo dei pullman dall'Europa dell'Est, sfugge dai controlli quella parte che rientra in Italia con le automobili o con i voli aerei; se si ricorre al drive-in, come è già stato fatto con gli immigrati del Bangladesh, serve uno sforzo significativo, visti i numeri di cui si sta parlando. Come sarebbe accettata una campagna di test di massa dalla comunità romena? Spiega la giornalista Anca A.

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Mihai, corrispondente da Roma dell'agenzia di stampa romena Mediafax: «In realtà la soluzione dei test o dei tamponi sarebbe molto più gradita da chi torna dalla Romania rispetto alla quarantena obbligatoria. Sarebbe anche una tutela della propria salute. Resta però il problema di tante persone che lavorano come badanti e colf, ma non sono in regola». L'ordinanza che obbliga alla quarantena chi torna da Romania e Bulgaria ha suscitato incertezza nelle due comunità. In particolare, molti romeni che vivono e lavorano in Italia (nel settore dell'assistenza alle persone ma ad esempio anche nell'edilizia) hanno programmato di tornare nel proprio paese di origine in coincidenza con le ferie di agosto. Ora stanno cambiando i loro piani a causa dell'obbligo, al ritorno, di restare isolati (e dunque senza la possibilità di lavorare). Le notizie che giungono da Bucarest non sono incoraggianti: nelle ultime 24 ore in Romania 1.119 nuovi contagi da coronavirus, 301 i pazienti in terapia intensiva, 2.150 i deceduti. Pensare che tra febbraio e marzo, quando in Italia la situazione era drammatica, circa 40mila cittadini romeni che vivevano nel nostro paese, preoccupati, decisero di tornare a casa.
 

 

 

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