L'autismo esce dai Lea, protesta delle famiglie: «Assistenza a rischio»

L'autismo esce dai Lea, protesta delle famiglie: «Assistenza a rischio»
L'autismo esce dai Lea, protesta delle famiglie: «Assistenza a rischio»
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Lunedì 14 Maggio 2018, 16:50
I servizi per l'autismo rischiano di essere condizionati alla disponibilità economica a livello territoriale. Questo quanto prevede una clausola inserita nell'atto di intesa di revisione delle «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei Disturbi dello spettro autistico» previste dalla legge 134 /2015, con la riunione della Commissione Tecnica del 9 maggio e quella della Conferenza delle Regioni, il 10 maggio, e che i genitori dei ragazzi con autismo contestano.

«È una decisione gravissima - evidenzia Benedetta Demartis presidente dell'Angsa, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici - le Linee di indirizzo sono i Lea per l'autismo, in conformità al Dpcm sui nuovi Lea, che all'articolo 60 inserisce questa patologia nelle particolari categorie. La nuova clausola ridicolizza e declassa il documento. In pratica le persone con autismo, che facevano affidamento sulle nuove normative, continueranno ad essere private dei servizi di assistenza e cura».

Secondo Demartis si è trattato di «un blitz delle Regioni favorito dal momento di vacatio legis, in cui l'interlocutore chiave, cioè il Ministero della Salute, ha perso ogni potere contrattuale e ogni interesse, nonostante fosse stato sollecitato in tutti i modi a rimanere vigile».

Il danno per le persone con autismo e le loro famiglie secondo Angsa è grande. «Per i servizi previsti non si dovrà più attingere al Fondo sanitario nazionale - continua Demartis - la loro erogazione è vincolata alla disponibilità finanziaria delle aziende sanitarie. Continueremo a vedere servizi diversi e a macchia di leopardo. Le Regioni avranno questo alibi per giustificare l'inefficienza di una vera presa in carico».

Angsa, che chiede al ministro Lorenzin di non firmare il provvedimento, si dice «pronta ad impugnare l'atto di Intesa davanti alle competenti Autorità, confidando che il prossimo Governo possa rimediare a una violazione di legge».
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