La targa sulla via anconetana: Gramsci scrittore. Non era più famoso come politico?

La targa sulla via anconetana: Gramsci scrittore. Non era più famoso come politico?
La targa sulla via anconetana: Gramsci scrittore. Non era più famoso come politico?
di Lucilla Nicolini
3 Minuti di Lettura
Sabato 2 Dicembre 2023, 08:33

ANCONA «Antonio Gramsci. Scrittore?». Il turista toscano, seguendo Google Map sul cellulare, alza gli occhi a riconoscere, all'inizio di via Gramsci, che è questa la strada da imboccare per raggiungere a piedi il Duomo. E aggrotta le sopracciglia. È perplesso per la definizione riportata sulla targa di marmo. Mormora: «Ma non è stato un uomo politico?». Tra i fondatori, nel 1921, a Livorno, del Partito Comunista Italiano, di cui è stato leader e segretario generale tra il 24 il 27, Gramsci è uno dei capisaldi, chiave di volta, del movimento marxista in Italia. E, in conseguenza della persecuzione subita dal regime, arrestato, rinchiuso a Regina Coeli, poi confinato a Ustica, infine a San Vittore, è ascrivibile senza dubbio tra i martiri dell'antifascismo.

La svista

Il turista non si capacita che la toponomastica anconetana ne minimizzi il ruolo a quello di "scrittore". Understatement in stile dorico o sciatteria? Molto meglio, forse, sarebbe stato omettere ogni definizione, com'è successo a decine di altri eroi della patria, quando, dopo l'ultima guerra, il Comune di Ancona stabilì di cambiare il nome di tante vie, intitolandole a personaggi più vicini nel tempo, legati a vicende recenti o alla Resistenza: tra gli altri, Giovanni Amendola, Giacomo Matteotti, Alessandro Maggini. «Che dire? I misteri della toponomastica anconetana», sospira lo storico Massimo Papini, già direttore dell'istituto Storia Marche. «Scrittore: un modo come un altro per definire un intellettuale tout court, in quanto giornalista, pensatore, filosofo. Forse sarà sembrato, allora, che, scomparso nel 37, non avesse avuto il tempo di incidere profondamente sulla politica italiana».

E aggiunge: «Sarebbe interessante, a tal proposito, indagare su altre carenze. Possibile che neanche il sindaco Trifogli, democristiano doc, abbia mai pensato a intitolare una via a don Sturzo? Confesso di non averci pensato quando, una ventina di anni fa, ho fatto parte della commissione per la toponomastica di Ancona. Però mi vanto di aver condotto una piccola battaglia per impedire l'intitolazione a un gerarca fascista». «Dopo la seconda guerra mondiale osserva Antonio Luccarini, assessore alla Cultura nelle legislature comunali di Renato Galeazzi e Fabio Sturani sembrò imperativo categorico ricordarlo, intitolandogli una via centrale, ovvero quel tratto dell'antica Via Maestra, che da piazza della Repubblica costeggia le Muse e sale verso il Guasco. Evidentemente si preferì evidenziare la sua fama legata alle "Lettere dal Carcere"». Sono in pochi ad aver notato quella targa marmorea. Chi, tra gli anconetani, legge i nomi delle vie, che conosce da sempre? «Non si tratta di nomi su un muro. Ma di quanto importante, a prescindere, sia stata la storia di colui cui è intitolata una via».

Il suggerimento

Presidente dell'Istituto Gramsci di Ancona, Silvana Amati mette in guardia: «È stato uno dei più rilevanti pensatori del Novecento, tra i più originali della tradizione filosofica marxista. Però, in tempi di pensiero debole, forse si potrebbe pretendere maggiore attenzione alla memoria da parte delle istituzioni deputate. Suggerisco che si corregga: "scrittore", per Gramsci, è riduttivo».

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