Giovani e laureati, i profughi che non t’aspetti ad Ancona tra i bivacchi dei disperati

Ieri un pakistano soccorso sui giacigli improvvisati all’ascensore del Passetto. Nell’accampamento anche un ingegnere

I bivacchi all’ascensore del Passetto. Sotto suor Settimia
I bivacchi all’ascensore del Passetto. Sotto suor Settimia
di Antonio Pio Guerra
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 08:48
ANCONA C’è una cartina d’Italia che in pochi conoscono ma nella quale Ancona è tra gli snodi fondamentali. L’hanno disegnata i senzatetto, in particolare i richiedenti asilo che arrivano dall’Africa o dal Medio Oriente. «Qui da noi gli uffici della Questura lavorano bene ed abbastanza velocemente» spiega Simona Fanesi, coordinatrice per Ancona dei volontari City Angels. E visto che senza documenti non c’è affitto o contratto di lavoro che tenga, la voce che da noi vengono rilasciati in tempi dignitosi si è subito sparsa nella comunità dei senzatetto. 


L’intervento


Spesso, però, senza identità non si entra neanche nei centri di prima accoglienza. E quindi si finisce inevitabilmente in strada. Anche al Passetto, dove ieri notte è dovuta intervenire la Croce Rossa per soccorrere un pakistano che perdeva sangue dal naso. Sono una decina i profughi che si sono accampati sotto l’ascensore panoramico da ormai diverse settimane e nonostante gli sgomberi disposti dal Comune. «Sono convinti di dare meno fastidio» racconta Fanesi. Lei ed i suoi colleghi li visitano spesso per portare coperte e vestiti visto che ad ogni sgombero le autorità buttano via tutto. «Sono pakistani che arrivano in Italia e fanno richiesta di asilo. Scappano da situazioni terribili, con le famiglie che vengono anche uccise» ci dice la coordinatrice. 


L’altro volto


E ancora: «sono molto giovani, una ventina d’anni, e alcuni sono anche laureati». Hanno conosciuto un ingegnere, ma c'è anche chi vorrebbe continuare a studiare e tra mille difficoltà riesce pure ad iscriversi all’università.

Tornando ai numeri, sono una quindicina i clochard individuati dai City Angels dall’inizio dell’anno. Spesso non se ne vogliono andare da Ancona perché «vogliono restare vicini alla Questura per chiedere tutti i giorni se sono pronti i documenti». Anche a costo di subire le angherie. «È capitato che qualcuno buttasse un secchio d’acqua sulle loro coperte e sui loro vestiti» ricorda Fanesi. «Circa 25 persone, per l’80% giovani stranieri» è il resoconto che forniscono i volontari del Servizio di Strada. I senza fissa dimora che aiutano loro, però, si trovano soprattutto nei dintorni di piazza Pertini. E questi sono solo quelli individuati. È facile capire, allora, come i 40 posti messi a disposizione in inverno dal Comune per la prima accoglienza non bastino mai. 


Il riparo


«C’è l’hotel Cantiani ma non è sufficiente» nota suor Settimia, responsabile della Mensa del povero di Padre Guido. Così diverse persone finiscono a dormire dove capita, anche al porto. «Ieri abbiamo servito 150 pasti» ci risponde quando le chiediamo qualche dato sulla povertà. Ovviamente non tutti quelli che si servono della mensa sono senza fissa dimora. Così come è vero che non tutti i clochard sono nullatenenti. «C’è chi potrebbe pagare qualcosa, ma le case non gli vengono affittate perché non hanno contratti stabili o perché i prezzi sono alle stelle» specifica la suora. «Davvero non c’è un modo per aiutarli?» è la domanda con cui ci lascia Fanesi.
 

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