​Sport, sulla tavola degli atleti sempre meno carne rossa

di Romolo Buffoni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Aprile 2019, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 13:44

«Noi siamo ciò che mangiamo», lo sosteneva nel XIX secolo il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach convinto che il segreto sul benessere dell'umanità fosse da rintracciare in pentole, piatti e bicchieri. Un concetto rivoluzionario per l'epoca ma che oggi appare scontato al limite della banalità se è vero, come è vero, che l'argomento cibo è perennemente al centro della nostra quotidianità. Come alimentarci? Quanto? In che modo? Le problematiche aumentano per gli sportivi che, a tavola, cercano la benzina giusta per le loro esigenze. Ma se gli atleti professionisti sono stra-seguiti da eserciti di nutrizionisti, dietologi e medici come può orientarsi l'atleta dilettante, colui che frequenta palestre, piscine, campi da tennis o di calcetto o inforca la bici per la pura voglia di tenersi in forma?

Carne, le 5 regole per conservarla e mangiarla senza pericoli

A questo esercito di sportivi che al parco preparano la 10 chilometri o la mezza maratona, o che due sere a settimana ci danno dentro su un campo di calcio a 5, hanno pensato gli studiosi del Crea (Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) nelle nuove Linee guida per una sana alimentazione che, in collaborazione con il Ministero dell'Agricoltura, saranno distribuite - principalmente in formato elettronico e gratuitamente - da giugno. «Ci sarà un capitolo dedicato a chi fa sport a livello amatoriale, nel quale cercheremo di abbattere alcune superstizioni alimentari», spiega Marcello Ticca, vice presidente della Società italiana di Scienza dell'alimentazione fra i coordinatori del progetto, intervenuto alla presentazione della partnership tra la Amadori e il Circolo Canottieri Aniene a Roma.

«Uno dei miti più antichi riguarda il consumo massiccio di carne rossa e di prodotti proteici come l'albume d'uovo per la creazione di masse muscolari enormi, roba che risale al IV e V secolo avanti Cristo, epoca delle Olimpiadi dell'antica Grecia». Insomma, dimenticate la colazione alla Rocky Balboa. Il segreto è molto più comodo e a portata di mano di quanto si pensi. «Innanzi tutto non esistono alimenti magici o miracolosi - chiarisce Ticca -. Va ristabilito un corretto rapporto energetico che, nell'ambito di cinque pasti giornalieri ovvero tre pasti principali e due spuntini, veda al 55-60% la presenza di carboidrati suddivisi a loro volta in un quinto di carboidrati semplici, cioè gli zuccheri, e in 4/5 di carboidrati complessi». Praticamente è la rivincita della pasta. «Non solo la pasta. Nella categoria rientrano riso e legumi - aggiunge Ticca -. Il resto della dieta prevede l'assunzione del 20-25% di grassi; non più del 12-16% di proteine e il resto sono lipidi».

Questo è il quanto, ma nelle nuove Linee guida c'è specificato anche il quando. Un discorso diverso lo reclamano il pasto pre-competitivo, quello intra-competitivo (negli sforzi prolungati come le partite di tennis e le corse) e il pasto di recupero. «Si cercherà di chiarire anche il ruolo dei liquidi. Basti citare il divieto di bere acqua a cui vengono sottoposti gli atleti costretti a rientrare in determinate categorie di peso. Come nella lotta. O i consigli a ingurgitare quantitativi enormi di bevande saline durante lo sforzo atletico». Agli sportivi non resta che attendere le nuove Linee guida e divorarle avidamente.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA