Avanti Luis: «Forza Roma ora seguimi»
Dieta e lavoro la ricetta per vincere

Luis Enrique con il suo staff
Luis Enrique con il suo staff
di Ugo Trani
5 Minuti di Lettura
Sabato 11 Giugno 2011, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 15:59
ROMA - Forza Roma. Luis Enrique, maglia con il lupo sul cuore, sorride ai tifosi giallorossi davanti alla telecamera. L’immagine dell’asturiano, raggiante e sicuro di s, piace quando entra nelle case della Capitale all’ora di cena. «Promesse ne faccio poche», avverte in spagnolo al microfono di Roma Channel. «Ma noi siamo qui per emozionare e rendere felice la gente». Lucho parla da Trigoria, la sua nuova casa. Arrivato ieri nel primo pomeriggio, dà l’impressione di sentirsi già a suo agio. E soprattutto operativo a trecentosessanta gradi e solo perché di più non si può. Nell’intervista ripete con continuità «Trabajo». Lavoro, nella sua lingua. E’ il primo avvertimento del Conducator come lo presenta Sabatini o dell’Iron Man come lo chiamano in Spagna.



A Fiumicino atterra alle 14,01, Alitalia Az 077, con mezz’ora di ritardo. Sotto bordo, piazzola 407, ad aspettare lui, il suo staff di cinque collaboratori e il suo avvocato-procuratore, un autista con un minivan nero e un’altra auto grigia che lo scorterà sino al Bernardini e nella quale c’è il dirigente Tonino Tempestilli che se la cava con lo spagnolo e quindi non lo lascerà mai solo un istante. Alle ore 15,07 Luis Enrique, polo maniche corte blu e jeans sulle scarpe da ginnastica, varca il cancello di Trigoria. Lo fanno salire in sede, al secondo piano, nell’ufficio della presidenza. Thomas Richard DiBenedetto ancora non c’è (arriverà a fine giugno) e Franco Baldini si materializzerà solo prima di cena. Gli altri sono lì, ad attenderlo. Spetta al diesse Walter Sabatini farlo conoscere, alla svelta e in meno di dieci minuti, a chi lo sta aspettando nella sala: l’avvocato Mauro Baldissoni, legale dei bostoniani, e l’avvocato Roberto Cappelli, consigliere giallorosso di UniCredit, Daniele Pradè, Cristina Mazzoleni e Vito Scala. E soprattutto Francesco Totti che, da capitano, gli dà il benvenuto in rappresentanza della squadra.



Dalla palazzina, passando per gli spogliatoi, Lucho si sposta nella sala ristorante per pranzare con i suoi fedelissimi e i dirigenti. Durante il pasto, veloce e leggero, si sofferma sulla tattica, sul possesso palla, sugli schemi, sul sistema di gioco spettacolare di Spalletti e di quelli cambiati nell’ultima stagione. Preparatissimo, entra nei dettagli e si sposta sui singoli. Allude a Totti, De Rossi e Perrotta più volte: sono e saranno l’ossatura della nuova Roma. Va alla scoperta delle abitudine delle squadre italiani: «Quanti allenamenti al giorno? Quando?». Sente caldo e fa: «Che clima c’è qui l’inverno?». Intanto ignora le bottiglie di vino bianco e rosso che sono sulla tavola. Non tocca nemmeno gli antipasti di pesce, il sautee di cozze e vongole e i ceci con i moscardini, e la mozzarella di bufala. Gli va bene un bel piatto, abbondante, di spaghetti al pomodoro. Niente secondo, nemmeno la spigola. Solo una macedonia e il caffé. L’alimentazione, lo scopriranno presto i giocatori, è il punto fermo del suo trabajo. Tiene alla linea anche per dare l’esempio. E scherza davanti a tutti quando, un’ora dopo, gli passano la prima maglia, bianca con la scritta As Roma e il lupetto, per le foto e la passarella a Roma Channel. «No extralarge» chiarisce, restituendola. Si tocca la pancia e prende in giro qualche collaboratore. «Va bene per loro». E’ giù risate e prese in giro. Ottiene una media e gonfia il petto per far vedere a tutti che è quella la sua taglia.



Esce all’aperto e sfila vicino la rete di recinzione del campo in sintetico della Primavera. Ha accanto Tempestilli e la responsabile dell’ufficio stampa Elena Turra. Dietro, quasi in fila indiana, l’avvocato Manuel Ferrer, il vice Ivan De la Peña, il motivatore Antonio Llorente, il tattico Roberto Moreno, il preparatore atletico Rafael Cabanellas, l’addetto allo scouting nel mondo Marcos Lopez (sarà, invece, italiano il preparatore dei portieri: confermato Guido Nanni). Luis Enrique ora entra sul terreno di gioco. E’ il campo B, dove di solito si allena la prima squadra. Si china e tocca il prato. «Quando è stato rifatto?» chiede a Tempestilli. Anche i suoi uomini tastano l’erba. Perfezionismo allo stato puro per una visione maniacale del lavoro. Trigoria è ormai sotto la lente d’ingrandimento dell’asturiano e di chi lo segue nelle nuova avventura. Osserva la piscina, le torrette che sovrastano i campi e dalle quali si riprendono gli allenamenti, entra negli studi televisivi e in palestra, torna negli spogliatoi e si ferma nella sala video. S’informa, domanda e programma.



Da Trigoria escono un po’ alla volta tutti. Lui e i suoi uomini no. Vanno via Totti, Pradè, l’avvocato Cappelli che dice, uscendo: «I tifosi si divertiranno. Luis Enrique è rimasto contento di Trigoria». Salutano anche l’avvocato Baldissoni e a seguire Sabatini che rientra a casa per una doccia e dopo tre ore, prima di cena, è di nuovo a Trigoria. Per un’altra riunione con gli spagnoli. Si discute di tutto. Del ritiro che potrebbe essere anticipato di due-tre giorni, quindi il 9-10 luglio e non più il 12, iniziando magari al Bernardini prima di salire a Riscone. Di amichevoli. Di metodi. Di orari. Di ruoli. E di giovani. Lucho riceve alcuni dvd: sono sei partite della Primavera di Alberto De Rossi, il papà di Daniele. Si studierà i giovani a casa. De la Peña parla bene l’italiano, quello del tecnico è scolastico. Ma «entiendo bien» ricorda a chi gli spiega due volte le cose, magari lentamente. Dopo cena, con Baldini, entra nel vivo delle possibili operazioni di mercato.



Gli spagnoli dormono a Trigoria e ripartiranno oggi nel tardo pomeriggio. Stamattina alle nove Sabatini sarà di nuovo a Trigoria, appuntamento girato anche ai dipendenti e ai rappresentanti dell’ufficio stampa. Per supportare Luis Enrique e il suo staff. In giornata anche le firme dei precontratti (poi finiranno sui moduli federali): convocato Roberto Venturini (ieri a Verona) che ha ricevuto la delega, con una procura notarile, da Rosella Sensi. Rimbombano nella notte le prime parole di Lucho a Roma Channel, spesso al plurale per coinvolgere i suoi collaboratori nel progetto: «Mando un saluto ai telespettatori e ai tifosi della Roma. Siamo qui, molto emozionati, per diventare parte importante del club. La società ha dato un segnale diverso prendendo in giovane tecnico spagnolo. E’ il primo anno che lavoro nella massima divisione, ma non vedo il calcio in nessun’altra maniera se non in quella di essere ambiziosi in ogni partita. Speriamo che questo sia motivo d’orgoglio per la nostra gente. Noi daremo sempre il massimo. Con la speranza di raggiungere molti traguardi con questo club». E «Forza Roma». Siempre.


© RIPRODUZIONE RISERVATA