Film, perché ci piacciono: merito dei "neuroni a specchio"

Un'immagine di "Via col vento"
Un'immagine di "Via col vento"
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Giovedì 15 Giugno 2017, 22:31
Cinema e cervello, il legame c'è ed e' molto stretto e risiede nei neuroni specchio. Questi neuroni sono importanti per i meccanismi che generano empatia e immedesimazione, elementi indispensabili per vivere al meglio l'incantesimo del grande schermo. Questo  il tema del convegno organizzato al Campidoglio  dalla Fondazione  Atena  "Cervello e cinema. Tra magia, illusione e simulazione".

 «Partecipiamo emotivamente a quello che succede nel cinema, ci immedesimiamo, ci commuoviamo - spiega il professor Giulio Maira, presidente di Atena Onlus - questo accade perché abbiamo dei neuroni specchio, dei neuroni che si attivano quando vediamo un attore che fa un gesto, che compie un'azione, che si emoziona. Se un attore si emoziona io attivo gli stessi neuroni cerebrali, le stesse reti neurali. Quando andiamo al cinema siamo anche scevri da pensieri, il nostro cervello è  totalmente disponibile a entrare nella realtà del cinema ma non passivamente ma con una partecipazione attiva: l'attivazione degli stessi neuroni che l'attore sta utilizzando- prosegue- l'attività degli artisti deve essere quella di coinvolgere il pubblico, ma c'è una base fisiologica, neurofisiologica in questo coinvolgimento».

 «È il capire lo stato in cui si trova l'altro, comprendere l'altro. I registi sanno benissimo come creare delle scene tali da capire l'emotività delle persone» spiega Giacomo Rizzolatti, professore emerito di Fisiologia dell'Universita' di Parma, insignito del premio Roma per il suo lavoro sui neuroni specchio. Presente alla manifestazione, oltre a personaggi dello spettacolo come Dante Ferretti ed Elena Sofia Ricci anche il regista Gabriele Mainetti. «A volte l'organizzazione narrativa e drammaturgica e' un'architettura complessa che in un modo semplicistico racconta il casino che c'è dentro il cervello - aggiunge - il cinema parla dell'essere umano e della sua complessità e cerca di organizzare l'ambiguità del reale in una forma di senso che poi è il racconto filmico: secondo me c'è un rapporto fortemente solido».
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