Il difensore del Sassuolo Acerbi testimonial della prevenzione: «Date un calcio al tumore»

Il difensore del Sassuolo Acerbi testimonial della prevenzione: «Date un calcio al tumore»
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Giovedì 5 Maggio 2016, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 09:50

Il cancro al testicolo è il tumore maschile in età giovanile più frequente, e spesso sottovalutato, perché non dà particolari sintomi. Colpisce principalmente fra i 25 e i 40 anni, in piena età riproduttiva, e rappresenta l'1% del totale delle neoplasie dell'uomo e quasi il 10% dei tumori urogenitali maschili. I dati sono stati elencati da Francesco Sasso, specialista in Urologia e Andrologia presso l'Università Cattolica Sacro Cuore di Roma - Fondazione Gemelli, in un congresso a Roma. «In Italia stiamo registrando un aumento dei casi (oltre 2mila ogni anno), ma siamo in grado di assicurare che la mortalità è in netto calo, perché oltre 9 casi su 10 si curano, - ha spiegato l'urologo - con un tasso di sopravvivenza a 10 anni pari al 98%. È necessario, tuttavia, scoprirli in tempo e fondamentale è la prevenzione».

«L'uomo come la donna - prosegue Sasso - deve farsi visitare almeno una volta l'anno e imparare le manovre di autopalpazione. Basta un minuto una volta al mese, dopo un bagno o una doccia caldi. In caso di dolore o di presenza di piccoli noduli duri al tatto il suggerimento è di consultare immediatamente un urologo».

Che dal cancro al testicolo si può guarire lo conferma Francesco Acerbi, giovane difensore del Sassuolo e della Nazionale, tra i candidati per i prossimi Europei, che in un videomessaggio realizzato appositamente in occasione del congresso ha parlato della sua esperienza personale: «Il cancro al testicolo è il tumore più comune tra i giovani maschi, anche in chi pratica sport ma se diagnosticato e curato in tempo, può essere vinto. Tornando a una vita normale».

«È evidente come le patologie urologica e andrologica abbiano un impatto sul benessere reale percepito dal paziente, il quale grazie alle nuove tecniche ha buone possibilità di sopravvivenza. La sua qualità di vita - ha concluso Sasso - non è più »un« ma »l'obiettivo« che dobbiamo perseguire».


 

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