FANO Quando tutti i dispositivi erano in perfetta efficienza l’ingresso era gratuito, ora che alcuni di essi non funzionano si paga il biglietto: il prezzo intero è 4 euro ma viene applicata la riduzione a 3 euro, chiedendone la ragione il personale della cooperativa La Meridiana spiega che il computer su Fossombrone, uno dei tre dedicati al patrimonio dell’antica consolare, è rotto.
Il paradosso della gestione
Questo è il paradosso della gestione del museo della Flaminia allestito nell’ex chiesa di San Michele, attigua all’arco d’Augusto, ovvero l’hub tecnologico dell’archeologia fanese che a poco più di 7 anni fa dall’inaugurazione, nell’ambito del Distretto culturale evoluto Flaminia NextOne, necessiterebbe, oltre che di una manutenzione basica, di un auspicabile rinnovamento di contenuti e di tecnologia per mantenere e rilanciare la sua cifra innovativa.
L’interrogazione di FdI
La notizia dell’incuria in cui sono lasciate le apparecchiature del museo più all’avanguardia, che grazie ai supporti informatici consente di superare i gap fisici e storici nella fruizione dei beni archeologici, ha rattristato il padre del progetto, il professor Paolo Clini, che dirige il laboratorio di patrimonio digitale dell’Università politecnica delle Marche, dove insegna documentazione digitale del patrimonio storico artistico.
Dopo aver letto le informazioni relative all’interpellanza del gruppo consiliare di FdI, che chiede conto all’amministrazione comunale del disinteresse verso il museo, Clini ha pubblicato un post su Facebook dal titolo molto significativo: “Flaminia, la via dell’amarezza”.
Il post dell'amarezza
«Era il 7 dicembre 2016 - si legge -.
«Sapevo di un computer rotto (da oltre un anno, ndr) - puntualizza Clini - ma non delle altre macchine e del pagamento del biglietto. Mi auguro che questa amministrazione, anche se a fine mandato, possa trovare la forza e l'orgoglio di intervenire su questo autentico gioiello ed eccellenza della nostra città. Solo così gli entusiasmi (giusti ma passeggeri) per i continui ritrovamenti archeologici potranno consolidarsi in un’effettiva conoscenza e bellezza a disposizione di tutti».
Spariti i crediti scientifici
Il professor Clini, tra l’altro, sottolinea di essere tuttora il direttore scientifico del museo, seppure non ha un incarico del Comune, perché l’allestimento è quello originario, che in modo virtuoso faceva tesoro delle attrezzature acquistate per la mostra del 2014 sull’Uomo vitruviano e di tutti i contenuti prodotti dalla Politecnica sulla via Flaminia. Perciò, un ulteriore motivo di dispiacere è la rimozione del pannello con i crediti scientifici.
«Il museo propone con un linguaggio facile, divertente e spettacolare un viaggio altrimenti impossibile lungo la Flaminia - sottolinea Paolo Clini - perché quel patrimonio archeologico per l’80-90% è invisibile. Nel senso che mostra la via Flaminia com’è, riguardo ai luoghi inaccessibili come il teatro romano di Fano e la galleria piccola del Furlo, e com’era, per le strutture andate perdute».
Le risorse tecnologiche
Oltre al computer su Forum Sempronii fuori uso, quello che mostra le risorse dell’intera Flaminia è difficilmente utilizzabile perché lo schermo tattile non funziona ed eventualmente occorre servirsi di una tastiera. Il terzo sulla Fano romana talvolta si blocca. Ci sono poi l’oculus per immergersi nella realtà aumentata della basilica di Vitruvio e le ricostruzioni digitali di teatro romano, basilica e arco d’Augusto fruibili con un tablet. Completano il percorso alcune interviste filmate sul De Architectura e un video totem sui restauri del San Michele.
«Ecco cosa si potrebbe fare»
«Adesso occorre eliminare l’usura della tecnologia con macchine e un sistema operativo nuovi - evidenzia il professor Clini -, si dovrebbero inserire tutti i contenuti digitali prodotti negli ultimi 8 anni e per restare al passo dell’innovazione si potrebbe utilizzare l’intelligenza artificiale. Sarebbe affascinante creare un ologramma di Vitruvio che dialoghi con i visitatori».