Mini-partiti, decisivi per le coalizioni ma tutti sotto il 3%

Mini-partiti, decisivi per le coalizioni ma tutti sotto il 3%
di Diodato Pirone
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Domenica 21 Gennaio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 07:49
Che spazio avranno i piccoli partiti nelle prossime elezioni politiche? E’ ancora presto per dirlo visto che gli indecisi sfiorano la quota del 40% e restano abbondantemente il primo partito italiano. Tuttavia è abbastanza chiaro che un pezzo della partita si giocherà proprio intorno alle piccole formazioni. Tanto è vero che, se nessuno fra i grandi vincerà nettamente, potrebbero giocare un ruolo di primo piano anche le minuscole fazioni che eleggeranno deputati o senatori all’estero come accadde nel 2006.

Al momento comunque la prima preoccupazione dei partiti grandi è quella di non sprecare i voti dei “piccoli” loro alleati. Già perché la legge Rosato, con l’obiettivo di sottrarre eccessivi poteri ricattatori a gruppetti di “professionisti della politica”, ha previsto due soglie di sbarramento. Dall’assegnazione dei seggi, infatti, saranno escluse sia le liste che si presentano per proprio conto senza raggiungere il 3% dei voti (prevedibilmente circa 1 milione di voti) sia quelle che, agganciate ad una coalizione, non riceveranno più dell’1% dei suffragi (pur sempre circa 350.000 voti).

IL VALORE AGGIUNTO
E le liste in coalizione che finiranno la propria corsa fra l’1 e il 3% dei consensi? Questi voti andranno alla coalizione di appartenenza e saranno divisi fra le liste che avranno superato il 3%.

Queste regole hanno creato più di un grattacapo nelle coalizioni che non vorrebbero imbarcare liste a “rischio 1%”. Ad oggi, secondo i sondaggi, c’è una sola piccola formazione in coalizione che supera il 2% dei voti ed è “Noi con l’Italia”, formata dai centristi che si presentano con Berlusconi e Salvini. Questa formazione viene data al 2,6% dalla Emg e al 2,3 da SWG. Ma è al 3,7% nelle isole e in particolare in Sicilia dove può contribuire a sottrarre seggi maggioritari al M5S.

Le liste in coalizione con il centro-sinistra concorrono a tenere la coalizione più vicina al 30% che al 25% ma singolarmente raggranellano pochi voti. +Europa di Emma Bonino viene data all’1,4 da Emg e all’1,2 da SWG, la Civica della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, viaggia fra l’1,1 e l’1,3% mentre Insieme (Verdi, socialisti e ulivisti) vede e non vede la soglia dell’1%.

Sempre se superaresso l’1%, queste liste potrebbero rivelarsi preziose per il Pd nel maggioritario. +Europa e Insieme, ad esempio, sono relativamente forti nel Nord-Est. E non va sottovalutato neanche il ruolo che avrà una lista a se stante come quella di Liberi e Uguali non tanto sul proporzionale, dove viaggia intorno al 6%, quanto sul maggioritario. Nelle regioni rosse questa formazione può vantare consensi consistenti che in alcuni casi potrebbero impedire la conquista di seggi uninominali al centro-sinistra. Molto dipenderà dalla popolarità dei candidati maggioritari che LeU presenterà in Toscana ed Emilia.

Resta da riferire infine di eventuali sorprese. Ad oggi l’unicoa lista neonata con qualche chance di superare lo sbarramento del 3% sembra essere “Italia 10 volte meglio” lanciata a novembre da imprenditori e manager.
 
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