Macerata, l'assessore Iommi: «I ritardi nei cantieri? Uffici da riorganizzare. Il vecchio modello non è più sostenibile per il capoluogo»

Macerata, l'assessore Iommi: «I ritardi nei cantieri? Uffici da riorganizzare. Il vecchio modello non è più sostenibile per il capoluogo»
Macerata, l'assessore Iommi: «I ritardi nei cantieri? Uffici da riorganizzare. Il vecchio modello non è più sostenibile per il capoluogo»
di Giulia Sancricca
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Martedì 7 Maggio 2024, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 13:38

MACERATA - Cantieri pubblici, ma anche privati, che pur essendo già appaltati stentano a partire mentre altri, i cui lavori risultano già avviati, sono in fase di stallo, non ultimati o collaudati. Si tratta di un tema particolarmente delicato e complesso su cui più volte anche l’assessore all’urbanistica Silvano Iommi ha richiamato l’attenzione, invitando a una riflessione generale, almeno su alcune tra le molteplici concause che determinano questa situazione, con effetti negativi anche dal punto di vista economico.

La riflessione

L’occasione per riprendere ora la riflessione, a titolo esemplificativo, è offerta dai lavori di recupero e riqualificazione di Pozzo del mercato e di Largo Li Madou, nonché dai lavori di costruzione del nuovo Museo Torregiana a Fontescodella e la costruzione dell’edilizia residenziale pubblica nell’area ex Cus di via Valerio.

Tutte opere appaltate e finanziate da tempo, ma che non riescono a partire in modo definitivo e valido ai fini del rispetto del crono-programma e dei vari capitolati. «Certamente la questione potrebbe essere semplicemente spiegata richiamando una realtà di tutta evidenza - dice l’assessore -, a fronte di una enorme e inedita mole di appalti derivanti dalla sovrapposizione temporale di molteplici flussi finanziari, le imprese che vincono le gare non hanno poi la quantità di manodopera necessaria e sufficiente a condurre sino in fondo i lavori. Tuttavia sappiamo che questa sarebbe una parziale motivazione che non spiega tutto. In realtà sappiamo che entrano in gioco anche altri fattori di ordine burocratico, progettuale, organizzativo delle imprese, ma anche l’organizzazione interna della stazione appaltante che nel nostro caso è il Comune».

I dettagli

Iommi entra allora nel dettaglio della questione maceratese: «Se l’ente si trova a gestire, da qui al 2026 e oltre, il Pnrr sommato agli altri flussi di finanziamento pubblico per lavori che tendono complessivamente a superare i 150 milioni di euro, un salto enorme rispetto al passato, allora bisogna porsi il problema di come rimodulare l’ufficio della Stazione Appaltante rafforzandolo al massimo per rispondere concretamente agli obbiettivi di efficienza, efficacia, trasparenza ed economicità posti dal Codice degli appalti e da tutte le normative di settore a valenza europea. In sostanza si tratta di superare il vecchio schema organizzativo modellato su i cosiddetti servizi tecnici che, sotto un’unica direzione, raggruppa l’universo delle competenze tecniche: dall’arredo urbano alle grandi infrastrutture, dai permessi a costruire alla redazione del nuovo Piano Regolatore. Un vecchio modello non più sostenibile per una città capoluogo che vuole cambiare passo, recuperare i ritardi nella crescita qualitativa, cogliere tutte le opportunità di sviluppo che si presentano. Occorre ormai avere anche la consapevolezza che la città post Covid e post sisma vuole alzare l’asticella della domanda e delle esigenze di qualità della vita urbana. Ciò comporta necessariamente la reintroduzione di un Ufficio di piano e progetti dotato di forte autonomia ed elevata capacità propositiva in grado di sviluppare e coniugare i programmi amministrativi con gli obbiettivi strategici legati ai fondi europei».

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