SAN BENEDETTO - Una città che presenta, secondo i dati Isfor per il Pums, il doppio degli incidenti rispetto alla media nazionale deve interrogarsi seriamente sul futuro della propria viabilità, a partire dall’oramai mitico limite dei 30 all’ora del quale si dibatte a livello nazionale. Ne sono convinti gli ambientalisti di San Benedetto ciclabile che offrono anche una serie di spunti per realizzare non solo questo progetto ma innovative idee per migliorare la qualità della vita di una delle città più urbanizzate d’Italia.
La disamina
«Diminuire la velocità dei veicoli tra un semaforo e l'altro o tra un ingorgo ed un altro nel centro cittadino e in tutto il lungomare, significherebbe - dicono - salvaguardare la vita delle persone come bambini, anziani e i molti turisti che nella bella stagione frequentano il nostro litorale, azzerare le morti in strada, ridurre lo smog e il rumore da traffico, diminuire drasticamente gli incidenti, con tutto ciò che essi comportano in termini economici (ogni persona che muore sulla strada ha un costo per la collettività di 1, 8 milioni di euro), affettivi e umani.
Le motivazioni
Ecco quindi le proposte di San Benedetto ciclabile che ha un folto seguito sui social: «Oltre alla velocità elevata, un'altra causa di collisioni è l'eccessivo uso delle auto private. In città 68,4 vetture su 100 residenti, compresi bambini e anziani, più 22 mila pendolari al giorno che si spostano in auto e circa 800 mila turisti che arrivano con lo stesso mezzo. Numeri non più sostenibili. Si deve incentivare l'uso dei mezzi pubblici, magari rimborsare parte del biglietto del treno per raggiungere le spiagge come avviene a Pesaro e Riccione. Oppure intercettare fondi Pnrr per abbonamenti agevolati a studenti e pendolari. E corsie preferenziali: assurdo che non si parli collegamenti filoviari o tramviarii con Ragnola sede del probabile futuro ospedale».