Detenuto-badante non viene pagato: causa vinta, ministero condannato

Il carcere di Montacuto
Il carcere di Montacuto
di Federica Serfilippi
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Domenica 5 Maggio 2024, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 15:17

ANCONA Recluso nel carcere di Montacuto, lavora come badante per un altro detenuto. Gli viene riconosciuta una paga inferiore rispetto al servizio prestato, fa causa al Ministero e vince: riceverà 12.636 euro. Il giudizio è stato promosso, attraverso l'avvocato Giorgio Marchetti, da un 38enne di origine dominicana, da tempo in Italia e all'epoca dei fatti ristretto a Montacuto.

La storia

Nel giugno 2021, lo straniero ha avviato un rapporto di lavoro con l'amministrazione penitenziaria, con mansioni di assistenza alla persona.

In particolare, gli era stata assegnata la cura di un altro detenuto, non autosufficiente perché disabile al 100%. L'attività è stata portata avanti tra giugno e luglio 2021 e dal dicembre dello stesso anno fino a gennaio 2023. Il 38enne è ricorso al tribunale di Roma, sezione lavoro, per rivendicare il diritto al pagamento delle differenze retributive per le effettive ore di lavoro svolto. Stando a quanto contestato, infatti, al detenuto-badante gli era stato riconosciuto lo stipendio pari a una media di tre ore lavorative al giorno. Invece avrebbe coperto il turno anche per dieci ore. A dirlo è stato il disabile che il 38enne assisteva, a volte pure nel corso della notte.

«Pertanto, è stato dimostrato che il ricorrente ha lavorato con mansioni di addetto alla persona nei mesi giugno-luglio 2021 e dal mese di dicembre 2021 al mese di gennaio 2023, prestando l’attività lavorativa per l’intera giornata di lavoro di otto ore, a differenza di quanto riconosciuto dall’amministrazione penitenziaria nei cedolini paga dai quali risulta una prestazione di lavoro con orario giornaliero inferiore (sulle 2/3 ore giornaliere» ha scritto nella sentenza il giudice il giudice Maria De Renzis. In definitiva, «va riconosciuto il diritto del ricorrente al pagamento delle differenze retributive per le ore effettivamente lavorate, secondo il conteggio contenuto nel corpo del ricorso». Il Ministero della Giustizia dovrà così versare al detenuto 12.636 euro oltre agli interessi legali. Ma non è tutto: dovrà anche riconoscere al ricorrente le ferie maturate e non godute. Attualmente, il 38enne si trova recluso, per un residuo di pena, nel carcere di Terni.

Per il giudice «va posto in rilievo che il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo, ma va remunerato secondo quanto previsto dalla legge». Nella riforma dell’ordinamento penitenziario, per l’avvocato Marchetti, «l'organizzazione e i metodi del lavoro penitenziario devono riflettere quelli del lavoro nella società libera al fine di far acquisire ai soggetti una preparazione professionale adeguata alle normali condizioni lavorative per agevolarne il reinserimento sociale, ciò anche in ossequio all’art. 1 della Costituzione; la remunerazione è quella prevista dagli ordinari contratti collettivi ed accordi sindacali sebbene ridotta di un terzo».

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